La Cgil lascia via Torino:
la dignità di una scelta

di Paolo Giugliano e Gianni De Falco
Mercoledì 10 Gennaio 2018, 20:21
3 Minuti di Lettura
Caro direttore,

comprendiamo la malinconia e la tristezza che ha preso molti militanti ed ex dirigenti della Cgil alla notizia del trasferimento della sede da via Torino a via Toledo ma inquadrare questo trasferimento come abbandono di un territorio affermarmando che questo significhi anche una scelta di campo, dal sottoproletariato della Ferrovia alla ricca borghesia della City, lo può dire solo chi non conosce la storia della città.

Il territorio napoletano ha vissuto sempre una promiscuità sociale caratteristica unica e sconosciuta alle grandi città italiane ed europee. Alcune caratteristiche sociali sono state sempre condivise tra la popolazione nobile e borghese e il cosiddetto popolino partenopeo.

La storia urbanistica ed architettonica della città ne dà ampia e confermata prova.

In zone anche degradate si trovano esempi di ricchi palazzi collocati tra edilizie povere, e lo stesso ricco palazzo ospitava ai piani bassi i “lazzaroni” che “insieme” ai nobili hanno fatto la storia di questa città. Democratica.

La sede di via Toledo ha due facce, una che guarda verso la City, ricca e borghese, quella della trasformazione realizzata nell’800 dalla Società per il Risanamento di Napoli, che affermò un’urbanistica borghese ai danni di interi quartieri popolari. Cosa che fece anche l’intervento della cultura urbanistica fascista che intervenne nel centro di Napoli e proseguita pesantemente, poi, in epoca laurina.

La stratificazione storica di questa città, invece, ha sempre sposato la democratica convivenza tra differenti strati sociali.

La seconda faccia della sede di via Toledo ricade fisicamente nei Quartieri Spagnoli, socialmente non meno complessi della Ferrovia. Non si capisce francamente come questa collocazione non possa rappresentare, anche qui, un presidio di legalità.

Chi scrive crede che ovunque sia presente una sede della Cgil essa rappresenti, sempre, un presidio di legalità.

Non è vero, poi, che si lasci completamente e definitivamente via Torino, si sta lavorando al mantenimento dei servizi che svolgono un ruolo fondamentale nel rapporto tra sindacato e cittadini, lavoratori e no, per la loro assistenza e tutela.

La storia è fatta di cambiamenti, fine e nuovi inizi.

Anche i nostri più antichi sindacalisti ebbero sicuramente moti di malinconia e tristezza quando fu lasciata la sede della prima Camera del Lavoro di Napoli, fondata nel lontano 1894, ai Banchi Nuovi.

Stesso sentimento, certamente, colse dirigenti ed iscritti nell’abbandonare la vecchia sede di Piazza S. Lorenzo nell’antica e storica Torre Civica, che fu sede dei Seggi del parlamentino napoletano aragonese, immortalata da una antica foto dei F.lli Alinari del 1908 con tanto di insegna Camerale.

E così è stato anche quando la Camera del Lavoro lasciò l’antica sede di Via Costantinopoli e poi quella di Via Fusco.

Ogni sede sindacale ha avuto un ruolo strategico e simbolico, non è chiaro perché quella, tra l’altro prestigiosa, di Via Toledo non possa averlo.

Se ogni scelta, anche di sede (dal Palazzone al Palazzetto), risponde ad un disegno e un progetto politico legato alle condizioni in cui questa si realizza (dalla confederalità corrispondente al mercato del lavoro e all’assetto produttivo degli anni ’70, alle strutture leggere e più diffuse sul territorio negli anni 2000) si comprenderà meglio la scelta politico-organizzativa prima ancora che logistica di Via Toledo.

* presidente e direttore Ires Campania
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA