Piero De Luca: «Il cammino interrotto soprattutto al Sud, ecco da dove ripartire»

Piero De Luca: «Il cammino interrotto soprattutto al Sud, ecco da dove ripartire»
di Piero De Luca *
Lunedì 25 Luglio 2022, 14:00
4 Minuti di Lettura

Diciamo le cose come stanno: i partiti che hanno interrotto l'esperienza del governo Draghi hanno assunto una decisione irresponsabile. Hanno condannato il Paese ad un salto nel buio, producendo una serie di danni enormi che pagheranno gli italiani. I più fragili anzitutto. Danni che non potranno recuperare con ridicole e grottesche propagande elettorali. Oltre al blocco delle misure di sostegno contro il caro vita, delle azioni sui salari minimi e sul taglio del costo del lavoro, sono colpevoli anche e soprattutto dei ritardi, se non della paralisi totale, degli interventi legati alle risorse europee del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il famoso Pnrr. Chiariamolo bene. Non si tratta di misure astratte scritte sulla carta. Si tratta di interventi concreti, decisivi per i tantissimi italiani in cerca di lavoro, per i nostri studenti, per le nostre imprese, per le nostre famiglie, per il nostro territorio, soprattutto nel Mezzogiorno.

Come è noto, l'Europa ha messo a disposizione dei fondi per raggiungere, entro date prestabilite, traguardi intermedi (milestones) e obiettivi finali (targets), che hanno carattere normativo ma anche quantitativo, come, ad esempio, l'assunzione di un determinato numero di personale in un settore specifico. Entro la fine di dicembre 2022, gli obiettivi da raggiungere sono 16 e i traguardi 39, per un totale di 55 impegni complessivi da rispettare, legati in gran parte all'approvazione di deleghe legislative o atti amministrativi complessi con numerosi concerti e pareri. Se saranno conseguiti, l'Italia potrà chiedere, e nel caso ricevere, una terza rata da 21,8 miliardi, che - al netto del prefinanziamento iniziale - porterà nelle casse circa 19 miliardi di euro. Se non saranno raggiunti, come è purtroppo quasi certo a causa della caduta del governo Draghi, non otterremo nulla. E le conseguenze negative ricadranno sui nostri cittadini.

Tra i più rilevanti obiettivi da portare a termine nei prossimi sei mesi ce ne sono alcuni fondamentali per modernizzare il Paese e aiutare i nostri cittadini. Pensiamo al capitolo lavoro: c'è in ballo il potenziamento di almeno 250 centri per l'impiego, nonché l'avvio delle procedure di assunzione e l'entrata in servizio di quasi 8.800 dipendenti per gli uffici di processo dei tribunali penali e civili. Nel settore ambientale basta ricordare l'aggiudicazione dei progetti presentati dalle nove autorità del sistema portuale nell'ambito del programma Green Ports, o il rimboschimento di aree verdi urbane ed extraurbane, attraverso la piantagione di 1.650.000 alberi. Senza considerare, poi, la concessione di almeno 300 nuove borse di ricerca agli studenti e la realizzazione di circa 7.500 posti letto aggiuntivi negli alloggi per gli studenti.

I 39 traguardi fanno riferimento, invece, ad una serie di provvedimenti in diversi ambiti: dalla sanità all'istruzione, passando per la transizione ecologica e quella digitale.

Entro la fine dell'anno, per esempio, dovrà essere completato il Polo Strategico Nazionale, un'infrastruttura che dovrà ospitare dati e servizi pubblici considerati critici o strategici. Ci sono poi i traguardi legati all'aggiudicazione dei progetti per aumentare la resilienza delle reti del sistema elettrico e l'appalto (o gli appalti) per la messa in opera della ferrovia ad alta velocità sulle linee Napoli-Bari e Palermo-Catania. Ed ancora, quelli per le aree interne, volti a migliorare i servizi e le infrastrutture sociali di comunità; l'adozione del Piano di investimenti per la rigenerazione urbana nelle aree metropolitane; la riforma del sistema di istruzione primaria e secondaria e quella della giustizia tributaria, che mira alla professionalizzazione dei componenti delle Commissioni tributarie e a ridurre il contenzioso e gli arretrati. Così come i decreti attuativi delle riforme della giustizia civile e penale.

Misure indispensabili per rilanciare l'Italia dopo anni di grandi sacrifici e soprattutto per colmare quel divario, ormai atavico, tra il Nord e il Sud del Paese. Un'occasione storica che ogni classe politica responsabile non avrebbe mai messo a rischio. Ognuna delle 6 missioni previste nel Pnrr, riforme comprese, infatti, destina almeno il 40% delle risorse al Sud. Ciò significa che gli inevitabili rallentamenti, o meglio la possibile interruzione degli interventi richiesti dall'Europa a causa della caduta del governo Draghi, produrranno un danno enorme all'intero Paese ma, soprattutto, al Mezzogiorno che a queste risorse affida la speranza più credibile di ridurre ritardi strutturali esistenti in termini di servizi, opportunità e qualità della vita. Un azzardo folle e privo di ogni senso di responsabilità verso il bene comune da parte di forze politiche che guardano solo al proprio ombelico. Politici che hanno tradito il Paese, hanno tradito i cittadini. Hanno colpito e penalizzato ancora di più il Sud. E non saranno sufficienti promesse in stile televendita, con batterie di pentole in omaggio, o sbarchi sulla luna, alberi nei parchi e stelle nel cielo. La storia presenta sempre il conto.

Lavoreremo con determinazione per poter riprendere quanto prima il cammino interrotto.

* Vicepresidente del Partito Democratico alla Camera

© RIPRODUZIONE RISERVATA