In politica è diventata fuori moda la formazione

In politica è diventata fuori moda la formazione
di Federico Monga
Martedì 4 Maggio 2021, 08:00
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Gentile Direttore,
se un generale dell’Esercito si ritrova a fare il commissario all’emergenza Covid ed un ex Presidente della BCE, il Presidente del Consiglio è perché la classe politica italiana non ha saputo fare bene il suo mestiere. Mi raccontava mio padre, grande appassionato di politica che prima già a livello locale si davano vita a dei comitati specifici composti da autorevoli personalità della società civile con lo scopo di selezionare rigorosamente gli aspiranti alla attività politica. Ulteriore e drastica selezione effettuavano poi i partiti al loro interno con la selezione della classe dirigente. Requisito essenziale dell’aspirante politico era comunque una solida cultura di base. Oggi è cambiato tutto. Faccio questa premessa anche per collegarmi a quanto asserito dal Presidente Mattarella circa la diffidenza dei giovani di oggi, verso la politica che rende più fragile l’intera comunità nazionale. E’ un problema di primissimo piano che bisogna arginare investendo in formazione politica. Il Paese ne ha urgente bisogno.

Almerico Pagano
Scafati 


Caro Almerico,
la formazione in politica non va più di moda.

Lo dico con rammarico. La società liquida, disintermediata, dell’uno vale uno, dell’uno vale l’altro, di una maldestra confusione tra l’eguaglianza e il merito dei migliori, della competenza calpestata e svilita ci ha portato a questo punto. Anni di caccia alla casta con la tecnica del ndo cojo cojo ci hanno portato fin qui. E non è solo una tendenza italiana, Guardate cosa è successo in Francia, dove Macron, visto da alcuni come l’argine alla degenerazione culturale dei populismi, ha chiuso l’Ena, la scuola nazionale dell’alta amministrazione pubblica, una delle «grandi scuole» francesi iperselettive. Nella Quarta Repubblica, sono usciti da quelle aule quattro presidenti (Giscard d’Estaing, Chirac, Hollande e Macron), e nove primi ministri. Macron annunciò la decisione mentre impazzavano le proteste dei gilet gialli che vedevano nell’Ema il simbolo del privilegio mentre la scuola pubblica naviga in cattive acque. Il risultato? La scuola pubblica continuerà a navigare in cattive acque e l’alta scuola di amministrazione è stata affondata. 

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