Gentile Direttore, riflettevo ancora sulla vicenda del cantante neomelodico che si è esibito al Museo di Capodimonte davanti ad opere “sacre” di Caravaggio, suscitando una serie di polemiche. Qualcuno sostiene che è stata un’offesa al grande pittore e al Museo stesso. Scusatemi, ma io questo evento lo vedo diversamente. Le esperienze di ottant’anni di vita quotidiana vissuta intensamente, per lavoro, studio, passione, curiosità, interessi, amore per le arti e via di seguito, mi hanno confermato che “tutte le strade” possono condurre alle belle cose. So di persone difficili, violente, aride e incolte a cui una pagina d’un libro, una poesia, una canzone, un dipinto, un incontro fortunato, una parola buona, un gesto di affetto, hanno cambiato la vita. Pertanto, anche se una sola persona, che nulla sapeva di Arte, incuriosita appunto dal clamore suscitato dall’esibizione di Sannino davanti alle opere di Caravaggio, ha avvertito il desiderio di varcare la soglia del Museo di Capodimonte, questo evento per quanto risibile e da molti non condiviso ha dato una opportunità insperata a chi altrimenti sarebbe vissuto ignorando la grande bellezza delle opere d’arte. Lei che ne pensa?
Raffaele Pisani
Catania
Caro Raffaele, la penso come lei. In tutte le critiche alla decisione di ospitare il cantante Sannino di fronte al Caravaggio di Capodimonte c’è una costante: l’elitarismo culturale che in alcuni casi è sfociato anche nel classismo se non addirittura nel razzismo. C’è infatti chi è arrivato a sostenere che, se anche qualcuno si fosse mai avvicinato al museo per la prima volta dopo quel video, comunque non sarebbero stati quella canzone e quel cantante gli strumenti giusti. E quale sarebbe allora il cantante giusto? De Gregori sì e Sannino no? Chi lo stabilisce il confine? L’arte in tutte le sue forme è libertà. La censura, perché di questo si tratta, è la negazione, la morte dell’arte. Chi critica, mi chiedo, cosa abbia fatto per portare nuovi visitatori in quei musei? Nulla, è la mia risposta. Non per incapacità. Assolutamente, si tratta di personalità di grandi studi e di solidissime conoscenze in materia. Ma per scelta, per quel modo di pensare che alla cultura si possa avvicinare solo chi fa parte di un determinato mondo, una determinata cerchia. Molto spesso la loro. E gli altri si accontentino della canzonetta ambientata di fronte a qualche palazzone di periferia.
Federico Monga