Gentile direttore,
Giuseppe Conte si è detto pronto «ad affrontare la novità del due per mille», ossia il meccanismo che prevede fondi per i partiti politici attraverso la scelta volontaria dei contribuenti, inserita nella dichiarazione dei redditi. Ed ecco che cade anche l’ultimo tabù del Movimento: il no a qualsiasi forma di finanziamento pubblico ai partiti. Nel lontano 2014 sul blog delle stelle si leggeva: «I partiti vogliono i soldi del tuo 2 per mille, il M5S no». Molti originari divieti sono stati fatti a pezzi, il rigore primordiale non si vede più, abbonda l’agguagliarsi a tutti i partiti. Che ne è delle riunioni pubbliche, degli scontrini, dell’uno vale uno, del rifiuto di presenze televisive, delle scelte politiche formalmente assunte mediante consultazioni, della corsa solitaria, del ripudio delle alleanze e delle sedi non fisiche bensì telematiche? Il cambio di rotta sarebbe motivato soprattutto dalle difficoltà economiche del Movimento. Come si dice in questi casi? «Come si cambia per non morire...».
Antonio Cascone
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Caro Antonio, delle origini del Movimento Cinque Stelle ma anche della campagna elettorale per le elezioni del 2018, stravinte come solo Berlusconi era riuscito a fare nel 1994, è rimasto ben poco, quasi nulla.
Federico Monga