Dare un nome ai taxi di Napoli non salva dal servizio scadente

Dare un nome ai taxi di Napoli non salva dal servizio scadente
Giovedì 24 Giugno 2021, 23:55
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Gentile direttore, vogliamo dare ai taxi di Napoli i nomi dei suoi grandi figli, abolendo gli anonimi nomi delle città? Comincerei con gli innumerevoli artisti del mondo dello spettacolo. Non più Roma 4, Palermo 2, Venezia 5 ma Totò, Massimo Troisi, Tina Pica. Mamma preparati! Ci viene a prendere Renato Carosone tra 4 minuti! Mi sono “arricreato”! Oggi mi ha accompagnato Enrico Caruso al Policlinico. Io, invece, mi sono fatto due risate con Luciano de Crescenzo fino a piazza Garibaldi! Eh si perché insieme al nome dell’artista ed alla sua immagine sulle fiancate farei proiettare, durante la corsa, stralci dell’attività artistica del “titolare”. E così alla stazione taxi di piazza Amedeo vedremo Aurelio Fierro e Riccardo Pazzaglia attendere con Titina De Filippo e Pino Daniele. Chi è il primo? Mario Merola!! Accomodatevi! E vai così, con Edoardo, Peppino, Giacomo Furia, Ugo D’Alessio, Roberto Murolo e, con uno strappo, donna Sophia. Lei è eterna, a prescindere.

Francesco Bile
Napoli

Caro Francesco, bella idea ma non basta certo un cambio di nome per migliorare il servizio taxi a Napoli.

Servizio, diciamoci la verità, in media abbastanza scadente. Soprattutto se rapportato con altre città, turistiche e non. Le parlo da abituale cliente: idiosincrasia per il pagamento con carta di credito o bancomat; vetture senza aria condizionata ridotte a forni, come in questi giorni di canicola bestiale; sedili sporchi, a volte unti, o peggio ancora rivestiti di plastica appiccicaticcia. Qualche tassista addirittura ti accoglie con la puzza di fumo a bordo. Per non dire, soprattutto all’imbarco degli aliscafi o alla stazione, dei frequenti rifiuti ad accettare una corsa perché troppo breve o con un tragitto intasato di traffico. A Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze gli standard medi del servizio sono più alti. E le tariffe sono più o meno le stesse. Insomma non voglio arrivare a dire, come sosteneva Luciano De Crescenzo, che «Il momento più pericoloso di un viaggio in aereo è quando si prende il taxi». Ma, c’è molto da migliorare. E non basta scrivere sula portiera Sophia Loren. 

Federico Monga

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