Intervista a fumetti a Sara Fabbri: «Per disegnare la Thailandia ho girato bendata per Bangkok»

Intervista a fumetti a Sara Fabbri: «Per disegnare la Thailandia ho girato bendata per Bangkok»
di Nicolas Lozito
Mercoledì 29 Maggio 2019, 12:01 - Ultimo agg. 7 Ottobre, 16:17
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«Se questo libro avessero provato a farlo in Thailandia, non sarebbe mai potuto uscire: negli ultimi anni le condanne per il reato di lesa maestà si sono così inasprite che c’è chi rischia decenni di galera per una semplice critica», racconta Sara Fabbri, riminese classe 1977, art director di Linus e autrice del graphic novel “Il Re di Bangkok” (Add editore, 224 pp, 19,50 €) insieme al ricercatore Claudio Sopranzetti e la traduttrice Chiara Natalucci.

224 pagine che sono un vero e proprio un documentario narrativo disegnato: per ogni passaggio storico degli ultimi trentacinque anni della Thailandia c’è un corrispettivo umano, un personaggio, un emozione, una famiglia che nasce o un uomo che muore. Perché la Thailandia non è solo un famoso luogo di villeggiatura, come spesso è ricordato tra gli italiani, ma un Paese complesso vittima troppo spesso di se stesso. Nel graphic novel è raccontato il boom economico, il lavoro sotto ya baa – le anfetamine mescolate alla caffeina usate nei cantieri –, i villaggi rurali, la città «piovra insaziabile». Attraverso il punto di vista del moto-taxista Nok, i suoi amici e la sua famiglia, viviamo la trasformazione del clima politico-sociale: da un nascente sogno borghese a una delusione reale, fatta di soprusi, tradimenti, colpi di Stato e violente proteste di piazza. Dedicato «alle vittime di violenza politica» e nato dopo 10 anni di studi antropologici, “Il Re di Bangkok” è un libro che non fa sconti alla ricerca antropologica e storiografica, ma che sfrutta perfettamente il fumetto, i colori, la sequenza narrattiva per mostrare, raccontare ed emozionare.

Prima domanda: ma come si fa a lavorare in tre?
«Ci si impiega quattro anni, ecco come si fa. Per il primo capitolo ci abbiamo messo un anno e mezzo. Dovevamo affinare il metodo, perché ognuno di noi aveva un compito specifico, ma abbiamo dovuto trovare un linguaggio comune per portare avanti il libro. Lavoravamo da città diverse, Claudio da Oxford, Chiara da Macerata, io da Milano, ma ci siamo visti alcune volte per fare quelle che chiamavano “chiuse”, dei ritiri massacranti di 6-9 giorni in cui stavamo sempre insieme a lavorare». 
 
Ci dici qualcosa in più su voi tre: chi è chi?

autori


Tre italiani per una graphic novel storica sulla Thailandia: qual è il vostro obiettivo?
«Claudio studia la Thailandia da un decennio, voleva tradurre le sue ricerche accademiche in un linguaggio più alla portata di tutti. Degli ultimi anni di storia del paese, qui in Italia sappiamo pochissimo: le proteste del 2010, il colpo di Stato del 2014, l’inasprimento della monarchia negli ultimi anni. Ma anche il passato meno vicino: il libro parte dal boom economico degli anni ’80. Eppure è un paese visitatissimo dai turisti italiani. Il nostro libro prova mettere in luce questi aspetti, e per farlo scegliamo delle storie personali».

È una storia che può cambiare la storia con la S maiuscola? 
«Vogliamo farla circolare, farla evolvere (su Internazionale di questa settimana c’è una mini graphic novel firmata dai tre autori, ndr) perché speriamo serva a scardinare la superficialità che avvolge la nostra idea della Thailandia. E poi vogliamo provarla a pubblicarla laggiù. Vorremmo provare a farlo con le parti che ci farebbero censurare in nero, come fanno per i film distribuiti nel Paese».

Veniamo alla storia che raccontate. Chi sono i protagonisti?
protagonisti


Sono ispirati a figure reali?
«I personaggi prendono origine da numerose interviste fatte in Thailandia. Nok, per esempio, è la sintesi di cinque persone diverse. La protagonista femminile, invece, è ispirata a una donna con cui io stessa ho passato molto tempo, quando ho fatto una residenza nel Paese».

Caratterizzare con il disegno dei personaggi thailandesi per un pubblico italiano, appunto, non deve essere stato facile.
«Ho dovuto studiare molto. Osservare. Ho iniziato a capire come fare disegnando nasi: provavo e riprovavo e da lì ho proseguito con il taglio dei capelli, la posizione della fontanella nella testa, la struttura corporea. La nostra concezione è piena di orientalismi, e per superare questa forma di appropriazione culturale ci sono voluti anni. Claudio, appunto, non solo ha studiato la Thailandia e ci ha vissuto, ma ha anche provato a fare il moto-taxi, proprio come i personaggi del libro».

Un aspetto molto interessante del libro è il perfetto bilanciamento tra descrizione storica e momenti evocativi, come l’immagine dei due protagonisti enormi per le vie della città, o il racconto della cecità del protagonista.
«Abbiamo anime diverse, io ho cercato di dare immagini più metaforiche. Quella dei due giganti è ispirata a Pink Man, un artista thailandese che lavora sulla depersonalizzazione della loro società. Per la cecità, invece, abbiamo davvero camminato per le strade di Bangkok bendati per 7 ore, provando gli stessi percorsi, mentre Chiara ci guidava».

Usi un modo tutto diverso per visualizzare suoni, rumori, spazi con onomatopee e colori. Come hai costruito questo linguaggio?
cecita


Questo libro si può definire un tuo debutto nel mondo delle graphic novel. Come sei arrivata fin qui?
«È stato un percorso a cerchi concentrici. Ho studiato cinema d’animazione a Urbino. Ho iniziato a fare dei tentativi in quel settore, poi però mi sono buttata nella grafica nel mondo della comunicazione, una carriera solida. Ma i fumetti sono sempre stati nella mia cameretta, proprio come l’animazione. Ho iniziato a lavorare con Oblomov e poi mi ha chiamato Igort per l’art direction di Linus. Nel frattempo avevo già cominciato questo libro».

Nel corso degli anni, quale consiglio ti hanno dato che senti di poter condividere ora con i giovani disegnatori e fumettisti?

 
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LE INTERVISTE A FUMETTI DE IL MESSAGGERO
01. Zuzu
«Con il mio graphic novel Cheese mostro l'audacia dell'adolescenza»
02. Dario Campagna«Disegnare vignette satiriche è come giocare al fantacalcio»
03. Miguel Angel Valdivia: «Disegnare è umano, inciampare è divino»
04. Sara Fabbri: «Per disegnare la Thailandia ho girato bendata per Bangkok»
05. Alberto Madrigal: «Anche quando preparo la colazione sto disegnando»
06. Rachele Aragno: «Le avventure della mia Melvina mi hanno aiutato a crescere»
07. Cristina Portolano: «Con i miei disegni racconto le sfaccettature della sessualità»
08. Maurizio Lacavalla: «Barletta è la mia Twin Peaks»

Tutti le risposte disegnate sono create dall'autore o dall'autrice per Il Messaggero. 

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