Nella hit parade dei paramenti liturgici più bizzarri sicuramente da oggi c'è anche quello del vescovo che ha celebrato una messa sfoggiando una 'casula' animalier, leopardata, in perfetta tendenza con la moda estiva del momento. Probabilmente il prelato non immaginava che le fotografie postate sul sito gestito dai parrocchiani della sua diocesi avrebbe fatto il giro del mondo, scatenando reazioni opposte. C'è chi tra i fedeli si è scandalizzato perchè effettivamente non si era ancora visto un vescovo osare tanto. Ma ci sono anche coloro che hanno accolto questa novità con un sorriso, interpretando la novità come un ulteriore segno di una Chiesa aperta e indulgente, poco attenta ai formalismi secolari e più ai rapporti con le persone, nello spirito dell'attuale pontificato.
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Finora si erano visti abiti liturgici originalissimi, persino un po' kitsch o contenenti simboli di inclusione lgbt, come per esempio i colori dell'arcobaleno o caratteristici del folklore locale nelle messe celebrate in tutto il pianeta.
L'abito indossato dai sacerdoti mentre celebrano una funzione dovrebbe essere un segno, e simbolicamente dovrebbe esprimere la fede e la devozione, facendo comprendere la distinzione tra sacro e profano nella vita quotidiana, richiamando la dignità e la bellezza di realtà soprannaturali. Oro, bianco, verde, viola, nero, rosaceo: ogni colore è indicato per una particolare cerimonia e un determinato momento liturgico. Ora il leopardato si aggiunge a questo elenco. Segno dei tempi e di una Chiesa sempre meno ingessata.
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