Claudio Baglioni: «Da ragazzo mi chiamavano "Agonia", tra i miei amici di Centocelle ero l'unico che studiava»

Il cantautore di racconta: "La mia canzone meglio riuscita? Mille giorni di te e di me"

Claudio Baglioni: «Da ragazzo mi chiamavano "Agonia", tra i miei amici di Centocelle ero l'unico che studiava»
Mercoledì 5 Aprile 2023, 10:28 - Ultimo agg. 11:07
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Dal 15 al 17 maggio i cinema trasmetteranno il film sui suoi concerti a Caracalla: «L’estate scorsa mi sono esibito dodici volte a Caracalla, un fondale magnifico. Sognavo di farlo da trent’anni. L’ho realizzato con il Teatro dell’Opera di Roma, sotto la direzione artistica di Giuliano Peparini. Sul palco c’erano 123 tra musicisti, coristi e performer», racconta Claudio Baglioni a La Repubblica. Mentre in autunno comincia il suo tour: «Torno sulle scene con il nuovo spettacolo a TuttoCuore: dal 21 al 30 settembre sei date al Foro Italico a Roma, dal 5 al 7 ottobre tre date all’Arena di Verona e dal 12 al 14 ottobre tre date al Velodromo Paolo Borsellino di Palermo». Nel colloquio parla della sua infanzia: «Mamma aveva un suo talento estetico, che mi ha trasmesso. Ancora adesso quando entro nelle case degli altri ho la tentazione di spostare il posacenere o di raddrizzare i quadri alle pareti».

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La giovinezza a Centocelle

E della sua giovinezza romana a Centocelle: «Ambivo a partecipare alle feste di quelli del centro.

Ogni tanto c’invitavano e quindi partivo con i miei amici. Ero l’unico che studiava, gli altri lavoravano già: c’era un elettrauto che chiamavamo Il Galleggiante, un meccanico detto lo Spinterogeno». Lui invece era soprannominato «Agonia, per via di un certo tono esistenzialista». Dice che la sua canzone “meglio riuscita” è “Mille giorni di te e di me”. E che quando ha registrato l’album che è diventato il suo più grande successo, “La vita è adesso”, era convinto che sarebbe stato un flop: «Non c’è un ritornello, troppe parole. Non funzionerà». Alla fine ha venduto 4 milioni e mezzo di copie. Degli italiani dice di aver capito che «siamo anarchici mammoni. Abbiamo sempre bisogno di qualcuno che si occupi di noi: il sindaco, il parroco, il presidente della Repubblica. Pulcini che cercano una chioccia».

Il festival di Lampedusa

Poi parla del Festival di Lampedusa “‘O Scià“, in cui si proponeva di accendere i riflettori sui migranti: «Io andai anche al Parlamento europeo, e poi a Malta, dove inizialmente ci accolsero con freddezza. I politici, dopo un iniziale interesse, si sono eclissati». Dice di aver vissuto con dolore tragedie come quella di Cutro: «Sull’accoglienza non si possono avere dubbi. E quando sento dire che se la sono cercata mi vengono i brividi». Infine, due battute su Elly Schlein: «L’ho incontrata brevemente da Fazio. Mi sembra una persona interessante. Ma sono perplesso sul riporre ogni speranza a un leader, l’abbiamo fatto con altri, in passato, e poi abbiamo visto che non ha funzionato».

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