Cosplay, semplice “gioco” o racconto di una generazione?

Ecco perché essere un cosplayer diventa una battaglia contro tutti gli stereotipi

Cosplay
Cosplay
di Emanuela Di Pinto
Mercoledì 25 Gennaio 2023, 12:05
4 Minuti di Lettura

Per molti potrebbe sembrare un semplice gioco, un “travestimento” creato ad arte per attirare l'attenzione e per rendere più colorate fiere ed eventi. In realtà è molto più di così. Il cosplay è diventata sempre di più una forma d'arte, un modo per esprimere liberamente se stessi e le proprie passioni. Per risalire all'origine di questo fenomeno si deve tornare indietro addirittura al 1939 e al costume futuristico di Forrest J. Ackerman e ispirato al film Things to Come di William Cameron Menzies. La «moda» dilaga negli anni ottanta in Giappone fino a diventare un fenomeno di massa anche in occidente grazie a fiere ed eventi incentrati sul mondo del fumetto, dei videogiochi e del cinema.

Nonostante negli anni abbia conquistato un rigore sempre più professionale, il mondo del cosplay continua ad essere un mistero per coloro che non ne fanno attivamente parte. Se per molti è un semplice hobby, un modo per incanalare la propria creatività, per alcuni è diventato un vero e proprio lavoro. Tantissimi sono riusciti a ritagliarsi un proprio spazio sui social network creandosi anche una fanbase capace di sostenerli. Insomma, quasi degli “influencer” del mondo nerd. Quelle che si sono andate a creare, nel corso degli anni, sono delle vere community di appassionati in giro per il mondo che condividono la propria passione per quella che si sta trasformando sempre di più in un'arte.

Se all'inizio si parlava di semplici travestimenti casalinghi, ora sono diventati dei veri e propri costumi creati o da coloro che li indossano o da veri professionisti. 

 

In Italia l'universo del cosplay si è sicuramente allargato nel momento in cui si è iniziato a dare spazio sempre maggiore a fiere ed iniziative incentrate su questo mondo. Comicon, Romix e Lucca Comics and Games annualmente ospitano migliaia di appassionati e di cosplayer che mettono a disposizione il proprio talento nell'obiettivo di rendere sempre più memorabili questi eventi. Per i giovani, in particolare, «fare cosplay» si traduce in un modo non convenzionale di esprimere se stessi attraverso la propria creatività. Negli ultimi anni è diventata sempre più diffusa la tendenza di impersonare personaggi del sesso opposto (crossplay), abitudine sempre più dilagante dall'inizio del periodo della liberalizzazione gender dell'ultimo periodo. Discorso diverso riguarda la recente moda di interpretare versioni diverse giocando sui generi. In questo caso, infatti, si parla di genderplay. Tutto si trasforma in un gioco di ruoli e di genere. 

Video

Essere un cosplayer diventa una battaglia contro tutti gli stereotipi che in Italia ci portiamo indietro da decenni. Manipolare non solo la propria identità ma inserirsi nella mente e nel corpo di qualcun altro che incarna ideali, storie e realtà differenti. Non tutto ciò che riguarda il mondo del cosplay diventa positivo. Molto spesso chi pratica questa arte viene visto come qualcuno costantemente affetto dalla sindrome di Peter Pan, incapace di crescere e che non ha la forza di mostrarsi per quello che è preferendo utilizzare una maschera invece di mostrare il proprio essere. Sui social, l'esaltazione del mondo cosplay diventa molto spesso, soprattutto nel caso delle ragazze, un modo per strumentalizzare il corpo femminile. Nonostante la maggior parte delle cosplayer utilizzino il proprio corpo come una vera e propria tela, in molti sembrano non capire questa intezione. Il fenomeno continua a diffondersi a macchia d'olio diventando una vera e propria bandiera per l'affermazione dei propri diritti. Un modo per essere liberi e, allo stesso tempo, raccontare al meglio la propria passione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA