Gli uomini femministi e il patriarcato, Lorenzo Gasparrini in cattedra a Napoli

«Le scuole e le università dovrebbero fornire più strumenti ai giovani»

Una delle tante manifestazione femministe del Novecento
Una delle tante manifestazione femministe del Novecento
di Clara Lacorte
Giovedì 24 Novembre 2022, 12:00 - Ultimo agg. 20:24
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Può un uomo, dei tempi moderni, considerarsi un femminista?

È una domanda complessa la cui risposta racconta uno spaccato della società a noi contemporanea la quale vede molti uomini appoggiare i movimenti femministi e le sue cause più rilevanti. La diffusione è stata certamente scatenata dal movimento #MeToo, nato contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne. La protesta, infatti, prende vita a seguito delle rivelazioni e le pubbliche accuse che diverse attrici hanno sporto nei confronti del regista Harvey Weinstein, accusandolo di violenza sessuale. Da questo momento in poi tanti attori di Hollywood si sono apertamente dichiarati femministi, esprimendo la loro piena solidarietà nei confronti del mondo femminile.
Dunque, quello che si presenta è uno scenario decisamente fuori tempo se consideriamo le lotte che da secoli le donne hanno portato nelle piazze, presso le istituzioni, nei tribunali per affermare il loro ruolo nella società.

Lotte alle quali gli uomini non hanno mai preso parte ma che, al contrario, hanno molto spesso osteggiato tanto da arrivare a considerarle frivole ed insensate. 

Ma cosa significa per un uomo essere femminista? «I femminismi si occupano certamente di donne ma riguardano tutta una società che comprende certamente anche gli uomini. Dunque, un uomo che si vuole avvicinare al femminismo non deve fare quello che fanno le donne, non avrebbe senso, ma deve ascoltare questi discorsi perché raccontano qualcosa di sé. Il patriarcato ha creato degli stereotipi, delle narrazioni che hanno coinvolto anche la storia e i comportamenti degli uomini» ha affermato il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini durante l’incontro «Uomo femminista: una contraddizione o una scelta necessaria?», organizzato dall'associazione La Principessa Azzurrasvoltosi al Pan (Palazzo delle Arti di Napoli) alla presenza di numerosi giovani del liceo scientifico Giuseppe Mercalli di Napoli, accorsi numerosi nonostante il maltempo. All'evento, patrocinato dal comune di Napoli in preparazione alla giornata contro la violenza sulle donne, è intervenuta l'assessora alla Parità di genere del comune di Napoli, Emanuela Ferrante.  

L’uomo, quindi, diventa femminista perché coglie che nella storia delle donne, nelle loro lotte, nelle loro difficoltà ha un ruolo sociale.

Anche gli uomini sono stati parte di una narrazione creata dal patriarcato, il quale ha voluto che si comportassero secondo alcune regole socialmente giuste ed accettate. L’uomo non può piangere, non può essere disoccupato, deve vestire in un certo modo e parlare in un determinato modo.

«Il patriarcato di oggi non è lo stesso di diversi secoli fa» afferma Gasparrini «in quanto le forme di potere sono cambiate. Gli uomini di oggi, molto spesso, non immaginano che molte delle cose che subiscono si chiamano patriarcato, come ad esempio la corsa affannosa verso il successo quantificato dal numero di soldi che fanno, di donne che hanno e di beni che possiedono. L’idea che la loro mascolinità dipenda da questi parametri è patriarcato». 

Il 2022 ha visto inoltre l’introduzione nel nostro Paese del congedo di paternità, ovvero la possibilità da parte dei neo papà di avere dieci giorni di congedo obbligatorio. Considerata da molti un passo avanti nei confronti non solo delle donne ma anche degli uomini nella gestione della genitorialità e dei ruoli all’interno della famiglia, ruoli che il patriarcato ha da sempre ben scandito e diviso in mansioni assegnate all’uno o all’altro genitore. Dunque il congedo di paternità, così come il movimento degli uomini femministi, è giusto considerarlo un gesto di modernità oppure si tratta semplicemente di una necessità storica e sociale nell’adattarsi ai nuovi ritmi familiari e lavorativi delle donne? «Quando uno Stato scopre che c’è una disparità nel mondo del lavoro, qualcuno ha il congedo di paternità e qualcuno non lo ha, non significa ovviamente applicare le stesse misure ma capisce che a livello sociale non è giusto che uno dei due genitori viva la genitorialità in maniera diversa, come non è giusto che molto spesso per i padri la genitorialità sia percepita come un elemento accessorio» ha dichiarato Gasparrini. 

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Partendo proprio dalla contraddizione insita nell’uomo femminista fino ad arrivare alle ragioni sociali e storiche che spingono oggi gli uomini ad appoggiare le lotte delle donne, il filosofo Lorenzo Gasperrini racconta un movimento parte di un fenomeno ancora molto di nicchia ma decisamente d’impatto che sembra essere in crescita, soprattutto tra i più giovani. «Le scuole e le università dovrebbero fornire più strumenti ai giovani perché serve raccontare queste storie che si pensa riguardino solo le donne ma in realtà riguardano tutta la nostra società» ha concluso Gasparrini.

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