Milena Vukotic: «Per tutti rimango Pina Fantozzi. Mi spiace non essere stata vicino a Paolo Villaggio quando non era felice»

Parla la celebre attrice italiana vincitrice di un Nastro d'argento e tre volte candidata al David di Donatello

Milena Vukotic: «Per tutti rimango Pina Fantozzi. Mi spiace non essere stato vicino a Paolo Villaggio quando non era felice»
Milena Vukotic: «Per tutti rimango Pina Fantozzi. Mi spiace non essere stato vicino a Paolo Villaggio quando non era felice»
Domenica 18 Febbraio 2024, 09:10 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 09:53
4 Minuti di Lettura

Milena Vukotic, per tutti Pina, la moglie del ragioniere Ugo Fantozzi, è una figlia d'arte. «Madre pianista e compositrice, padre diplomatico ma autore di testi teatrali. Papà conosceva Pirandello - racconta l'attrice 88enne al Corriere della Sera - Conservo una lettera in cui il drammaturgo gli dava il permesso di tradurre le sue opere e di allestirle nella ex Jugoslavia. A casa nostra arrivano scrittori e artisti. Ho cominciato a suonare il pianoforte da bambina».

La passione per la danza

Poi la danza. «A Parigi entrai in due tra le compagnie più prestigiose, quella di Roland Petit e quella del Grand Ballet du Marquis de Cuevas, per capirci la compagnia che accolse Nureyev dopo la sua defezione dall’Unione Sovietica».

E a proposito del più grande ballerino al mondo dopo uno spettacolo a Roma insieme a Nina Vyroubova «caricai entrambi sulla mia Cinquecento e andammo verso l’Isola Tiberina. Era molto tardi, maRudolf non voleva andare a dormire, era euforico, voleva ballare. Sull’isola non c’era quasi nessuno e allora lui raccolse un foglio di giornale, ne fece un cappello e danzò solo per noi fino alle prime luci dell’alba».

Il teatro e il cinema

Lasciò la danza per il teatro e il cinema. Lavorò per Federico Fellini, partecipò a una delle trasmissioni più importanti della tv italiana, "Il giornalino di Gian Burrasca", miniserie con Rita Pavone, per la regia di Lina Wertmüller. Ma non furono gli unici grandi maestri con i quali ebbe il privilegio di lavorare. «E pensare che quando ero agli esordi feci un provino con Renato Castellani, il quale mi disse: “Perfare cinema o devi essere bella come la Lollobrigida o carismatica come la Magnani. Tu non sei nessuna delle due cose”».

Pina Fantozzi

Poi il successo popolare con Paolo Villaggio, con il personaggio di Pina Fantozzi. «Ancora oggi, al mercato, mi chiamano Pina, ma va bene così, vuol dire che quel gigantesco affresco sociale che Paolo Villaggio ha costruito è davvero entrato nella pelle delle persone». Ma Milena, è stata anche la moglie del Conte Mascetti, interpretato da Ugo Tognazzi, in "Amici miei" di Mario Monicelli. «Ugo era un attore brillante e intelligente, accettava ogni critica, pure per i suoi film, salvo che quelle che riguardavano i suoi piatti».

Paolo Villaggio

Non era semplice lavorare con il "ragioniere Ugo", ammette ancora Milena Vukotic al Corsera: «Carattere molto difficile, ma con me è sempre stato corretto. Con lui e sua moglie Maura siamo stati molto amici, una sera li invitai a cena a casa mia e vennero anche Federico e Giulietta. Fellini aveva detto che voleva il pesce persico al forno, io trovai solo le trote e allora a tavola cominciò una gag senza fine, con Fellini che chiedeva il caviale e Villaggio che voleva le ostriche». Fu Villaggio a sceglierla nel ruolo di Pina. «Ci incontrammo in televisione e pochi giorni dopo la parte era mia. Paolo era coltissimo e agli occhi di tanti poteva sembrare anaffettivo, ma io, oggi, penso che non fosse così».

Filini

Gli altri personaggi? «Filini, mi faceva tanto ridere. Mariangela, invece — cioè l’attore Plinio Fernando — mi telefona spesso ancora oggi che si è messo a fare lo scultore. Ne ha passate tante, poverino, ha perso presto entrambi i genitori». C'è un rimpianto. Grande. «Quando lui e Maura cambiarono casa, ci siamo scambiati qualche telefonata e, dalla voce, io sentivo che lui non era contento. Ma non siamo riusciti a vederci e allora mi dispiace di non essergli stata vicino quando lui era infelice». Milena posò anche per Playboy: «Le foto erano accompagnate anche da un testo di Alessandro Blasetti che rifletteva sulla femminilità. Mi dissi: perché no? L’ho fatto anche per dimostrare che noi donne sappiamo essere tante cose insieme, che le etichette non servono, che possiamo trasformarci con libertà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA