Rabbia: come gestirla e quando può essere usata correttamente

Il focus con la psicologa e psicoterapeuta Anna Chiara Venturini

La rabbia
La rabbia
di Ferdinando Gagliotti
Mercoledì 5 Aprile 2023, 16:33
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C'è chi si impegna a contare almeno fino a dieci, chi stringe i pugni e serra gli occhi, chi spacca il primo oggetto che gli capiti a tiro. C'è chi prova a nasconderla e chi la lascia eruttare: tutto questo, e non solo, è la rabbia. L'emotività è una delle costanti più significative nella vita delle persone. Il nostro stato emotivo determina in larga parte la qualità della nostra esistenza in ogni singolo momento, e non si sbaglia a dire che è proprio questo a fare la differenza fra chi vive una vita felice e chi invece, ogni giorno, fa i conti ogni giorno con emozioni sgradevoli e difficile da gestire. Ecco perchè capire come governare la rabbia è fondamentale.

«La rabbia è l'emozione collegata alla necessità di difendersi», spiega la psicologa e psicoterapeuta Anna Chiara Venturini. «È il segnale che un nostro spazio fisico o emotivo viene minacciato o non rispettato, che un limite è stato oltrepassato. Di conseguenza, essa è anche l'emozione che ci permette anche di cambiare le cose, soprattutto se si trasforma in determinazione per raggiungere degli obiettivi. La rabbia, nella sua accezione più vasta, in realtà cela altri stati d'animo fondamentali come il dolore, la paura, la vergogna, l'impotenza.

Essa quindi è un velo, che copre ulteriori emozioni altrettanto importanti e collegati a bisogni emotivi altrettanto importanti».

«Per quanto riguarda la sua accezione negativa, va considerata soprattutto la sua lettura disfunzionale, che in parte è socialmente condizionata. Quindi la rabbia come ira, perdita di controllo, ma anche come lettura disfunzionale di intenzioni, pensieri e comportamenti dell'altro, all'interno dunque di cicli interpersonali all'insegna della rabbia, dove un'errata lettura del pensiero o del comportamento dell'altro determina a propria volta, nell'individuo, un cambiamento nel proprio comportamento. Ciò innesca ciclicamente situazioni rabbiose, che fanno percepire nella persona situazioni che si manifestano sempre simili a se stesse».

Analizzata questa emozione, bisogna adesso capire come gestirla. Governare la rabbia però non è un'attività uguale in tutti gli individui. «Fondamentalmente, gli adulti hanno il compito di leggere, digerire e restituire l'emozione dei bambini, quindi insegnare loro a conoscere e gestire sentimenti forti come la rabbia, che rischiano di far percepire al bambino la sensazione di essere fuori controllo. È fondamentale che i genitori, perciò, diano loro gli strumenti per riconoscerla e gestirla e riconoscerla. Che normalizzino, abbraccino, tranquillizzino, facciano capire al bambino che quella attivazione fisiologica può essere gestita senza avere la sensazione di esserne totalmente pervaso, trasformandola in energia motrice. Ciò è più complicato negli adulti, specie se vi sono esperienze di trascuratezza, omissioni nelle funzioni genitoriali, se non c'è stato un adulto capace di trasferire all'adulto di oggi - e bambino di ieri - a decodificare le emozioni».

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Veniamo così al dunque: come si può davvero gestire la rabbia? «Al di là del suggerimento di praticare sport - conclude la psicologa -, che permette di ridurre lo stress e aumentare la produzione di endorfine, uno dei primi suggerimenti che vengono forniti è quello di ritagliarsi uno spazio per se stessi durante la giornata. Oggi come oggi, la rabbia è legata al senso di impotenza e frustrazione della persona, sempre meno padrona del proprio tempo. L'individuo è "schiavo" di impegni dettati da altri, incombenze a cui non riesce a dare seguito in maniera efficace. Si tratta di una routine che finisce per inghiottire la persona. Questa impotenza e insoddisfazione si trasforma in rabbia: è fondamentale quindi ritagliarsi uno spazio nella giornata che permetta di decomprimere l'impatto emotivo del quotidiano e innescare una routine più positiva ed efficace».

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