Come stanno cambiando le abitudini sessuali delle nuove generazioni ai tempi dei social media

Le risposte dell'esperto Livio Ricciardi

Come stanno cambiando le abitudini sessuali delle nuove generazioni ai tempi dei social media
di Clara Lacorte
Giovedì 22 Dicembre 2022, 14:25
7 Minuti di Lettura

Generazione X, Millennials, Generazione Z o Boomers. Quale che sia la «categoria» di appartenenza di ognuno di noi sicuramente alla base di tutto non può che esserci un unico denominatore: i social. Oggi nella nostra società si parla sempre più spesso di «ipersessualizzazione» dei social e della società stessa, intenso come la continua esposizione del sesso, in tutte le sue forme e caratteristiche, attraverso le piattaforme più famose come Instagram, Facebook che tutti noi utilizziamo per postare, condividere e commentare ma, soprattutto, mostrare noi stessi. Come una vetrina della nostra vita, i social sono oggi il modo più diretto e veloce per comunicare con il mondo senza limiti e costrizioni.  Le nuove generazioni, intensi come Millennials o Generazione Z, sono le più esperte e le più pratiche della navigazione online e dei rapporti virtuali. Per Millennials, o Generazione Y, si intende quella generazione nata a cavallo tra il 1981 e il 1996 definita «digital native»; mentre per Generazione Z intendiamo coloro che sono nati dal 1997 fino al 2010. La differenza sostanziale è che questi ultimi rispetto ai primi sono praticamente nati «con il cellulare tra le mani». Le loro prime socializzazioni, oltre che scolastiche, sono quelle nate tramite i social. 
 

Ma che ruolo gioca il sesso e la sessualità rispetto all’utilizzo dei social media?

Secondo una recente ricerca dell’Archives of Sexual Behavior, i Millennials sono la generazione meno attiva sessualmente delle ultime decadi, praticano meno sesso rispetto alle generazioni precedenti che, per intenderci, sono le generazioni dei loro genitori. Tra le varie spiegazioni a tale fenomeno quella chiaramente più immediata è legata all’utilizzo delle piattaforme social. Comunicare quasi sempre tramite chat, secondo l’opinione di diversi esperti, impigrisce il soggetto portandolo nella maggior parte dei casi a preferire una frequentazione più virtuale che reale, in quanto quest’ultima viene vissuta come più impegnativa da un punto di vista fisico e soprattutto psicologico. Ciò porta ad una inibizione della sfera sessuale che trova la sua sostituzione in pratiche sessuali virtuali, un esempio noto è il «sexting» ovvero l’invio di immagini o contenuti sessualmente espliciti che si tramutano in un vero e proprio corteggiamento. Inoltre, la perenne visione della vita degli altri tramite post, storie e dirette crea nelle nuove generazioni una sorta di pressione e di competizione la quale conduce poi i soggetti a tentare di voler emulare la vita degli altri, apparentemente più bella ma magari altrettanto «finta», non riuscendoci il più delle volte si cade nella simulazione di una vita, anche sessuale, che in realtà non si conduce. Tale finzione crea un’evidente disagio nel momento in cui si cerca poi di relazionarsi e portare la propria vita virtuale nella realtà, ben più complessa. 
 

Non si può però non considerare il contributo positivo che i social hanno portato nella società. Oltre il già citato vantaggio di poter comunicare con facilità, vi è un altro fattore estremamente significativo: la maggiore libertà rispetto al come si vive la propria sfera sessuale e, soprattutto, la maggiore facilità con la quale, tramite i social, si parla di sesso e sessualità in tutte le sue sfaccettature. Ciò ha aiutato e aiuta tutt’ora le nuove generazioni ad informarsi di più che rispetto al passato su tematiche fondamentali come la prevenzione da malattie sessualmente trasmissibili o l’uso adeguato dei contraccettivi.  I giovani hanno da sempre riscontrato difficoltà nel parlare di sesso con i propri genitori o con gli educatori, d’altro canto le scuole non sono sempre presenti su questo fronte, pertanto i social si dimostrano essere una valida piattaforma anche di informazione. Ciò è dimostrato dall’eccezionale lavoro che tanti specialisti offrono per i giovani tramite le loro pagine social, un esempio tra tutti il consulente sessuale Livio Ricciardi con ben 77 mila follower si occupa, tramite il suo profilo Instagram, di parlare della sessualità abbattendo tanti tabù che la società ha obbligato per lungo tempo a seguire. «I social network hanno indubbiamente creato una forma di contatto tra persone nuova. È vero che i contatti di oggi sono più virtuali che reali.

Si tratta di una nuova forma di sesso come ad esempio il sexting, è una realtà anche questa e sono un sostenitore del fatto che anche questo sia sesso, sicuramente più digitalizzato ma si tratta comunque di un tipo di contatto sessuale. Ovviamente è una sessualità che si differenzia da quella che definiremmo dal vivo. Non ha il tatto, l’odore ma sicuramente aiuta a coltivare la fantasia, l’immaginazione. Non bisogna, quindi, denigrare il contatto digitale considerandolo a priori sbagliato» ha affermato Ricciardi. 

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Le applicazioni di incontri meglio conosciute come dating app, nate in un tempo successivo alle piattaforme social, hanno l’obiettivo appunto di rendere più immediata la conoscenza tramite social creando un canale preferenziale attraverso il quale gli iscritti possono «scegliere» la persona che fa al caso loro. Chiaramente in molti diranno che si tratta di una pratica oggettivamente che riduce la conoscenza tra due persone ad una mera e semplice vetrina dal quale attingere capitale umano di qualsiasi tipo e genere. Indubbiamente si tratta di una modalità che predilige l’immagine al contenuto ma non per questo va demonizzata come sbagliata. Sono tante le testimonianze di persone che si conoscono tramite applicazioni e siti di incontri, tra le più famose Tinder, e riescono a creare legami sentimentali validi tanto quanto quelli che si possono creare in un bar, una discoteca o un parco.

 «Le dating app sono una realtà di oggi, una modalità con la quale entriamo in contatto con gli altri e corteggiarsi. È un’opportunità che permette di relazionarsi in maniera più immediata, chiaramente il lato negativo è che si perde tutto un contorno, una conoscenza più approfondita. Questo non necessariamente decreta una perdita di qualità nel sesso. Il problema delle dating app è piuttosto l’aver normalizzato alcune pratiche sessuali che sono, per esempio, quella del ghosting ovvero scambiare due chiacchiere al volo con una persona che poi magari non incontreremo mai di persona» dichiara Ricciardi. 
I social si configurano, quindi, come un ottimo modo per eliminare i tabù riguardanti il sesso e aiutare i ragazzi a vivere una sessualità più consapevole. D’altronde non si può non considerare che la società è cambiata e gli atteggiamenti dei giovani di oggi rispetto al sesso sono nettamente diversi dal passato e non per questo devono essere disapprovati e categorizzati come inadatti. 
 

«I social sono solo l’ennesimo strumento mediatico con cui si vive la sessualizzazione. Io però non attribuirei quella che è l’attuale liberalizzazione del sesso ad una sessualizzazione o ipersessualizzazione. La sessualizzazione a livello di marketing è un qualcosa di abbastanza antico e, quindi, inevitabilmente è anche attuale. Credo che l’accesso all’educazione sessuale, se informata e consapevole, sono solo un valore aggiunto e un fattore estremamente positivo per una esperienza più libera e bella», ha concluso Ricciardi. 
Spesso alla parola «virtuale» viene accorpato tra i tanti significati quello di «illusorio» o «falso». Ma perché considerare false delle relazioni che hanno un tempo e uno spazio? Parlare tramite una chat di Instagram, per esempio, non significa necessariamente fingere o non considerare quello scambio umano come inesistente e fittizio. Lo scambio di opinioni e sentimenti è esattamente lo stesso, ciò che cambia è unicamente il mezzo.

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