Federic, lo youtuber milionario grazie ai Pokemon: «Facevo il pasticcere, ora fatturo 5 milioni l'anno»

«Federic» è un imprenditore che ha messo in piedi un impero legato alla compravendita delle carte da gioco Pokemon

Federic, lo youtuber milionario grazie ai Pokemon: «Facevo il pasticcere, ora fatturo 5 milioni l'anno»
Martedì 16 Maggio 2023, 09:15 - Ultimo agg. 15:25
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Si chiama Federic, al secolo Federico Profaizer, ha 27 anni ed  è al timone di un’azienda che fattura 5 milioni l'anno. Ottocentocinquantamila follower su Youtube, 150 mila su Instagram, «Federic» è un imprenditore che ha messo in piedi un impero legato alla compravendita delle carte da gioco Pokemon. Le compra, le rivende e le valuta pure, rilasciando certificati di conformità grazie all’intelligenza artificiale.

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Le carte milionarie

«Sono uno youtuber, un influencer e un imprenditore. Mi occupo delle carte da gioco Pokemon. Le compriamo dalla casa madre e le rivendiamo on line», spiega al Corriere della Sera. I prezzi?  «Si va da pochi euro a un migliaio circa. Non di più. Ma le carte possono arrivare a costarne anche 60 mila. Si tratta di carte della mia collezione privata, che non vendo sul sito. A Tokyo ho assistito a una vendita da 300 mila euro». La sua carta più preziosa è Rayquaza gold star inglese. Valutazione 10, è una carta perfetta. Vale circa 35 mila euro.

Ha clienti famosi: attori, calciatori. Come Federico Chiesa, il calciatore della Juve. È un appassionato e un intenditore.

Com'è cominciato

Tutto è cominciato nel 2012 quando ha aperto il suo canale Youtube, focalizzato anche sul mondo Nintendo. «All’epoca lavoravo in pasticceria, ma non ero soddisfatto né del mio lavoro né della mia vita.

Pian piano mi sono fatto un nome, ho lanciato una catena di merchandising, ho iniziato a rendere i miei video sempre più professionali. Vivevo a Roma, ma appena ho potuto mi sono trasferito a Magenta. Il mio sogno è sempre stato quello di andare a Milano, ma i prezzi degli affitti erano improponibili. La vera svolta è arrivata nel 2020».

 

I genitori non l’hanno supportato nella sua scelta: «Rientravo dal lavoro in pasticceria e mi chiudevo in camera al pc a montare video. Ero un po’ nerd, forse lo hanno interpretato come un campanello di allarme. Mi avrebbero voluto focalizzato sullo studio, i genitori spesso desiderano il posto fisso per i figli. Non capivano cosa stessi facendo, i miei sono persone che appartengono a un’altra epoca. Ci sta, ma se mi avessero aiutato sarei emerso molto prima».

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