Social network e meme, all'origine di una nuova forma di comunicazione: «Non solo divertimento e ironia»

Intervista a Federico Vezza fondatore della pagina «Consulenza Confusa»

Social network e meme, all'origine di una nuova forma di comunicazione: «Non solo divertimento e ironia»
di Emanuela Di Pinto
Giovedì 16 Febbraio 2023, 08:52
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Il Festival di Sanremo ha confermato quanto il successo di un evento passi attraverso i social o, semplicemente, la possibilità che se ne parli. Il modo in cui il paese intero si “ferma” durante la kermesse, soprattutto negli ultimi 3 anni, chiarisce quanto sia diventato un appuntamento quasi culturale per la nazione. In particolare nell'edizione appena trascorsa si è potuto vedere quanto i social siano stati fondamentali, sia per la presenza sul palco di Chiara Ferragni, regina delle influencer, che per il modo in cui, gran parte di ciò che succedeva durante le serate veniva trasformato subito in meme, diventati poi immediatamente virali. Che sia la distruzione delle rose di Blanco, gli acuti di Anna Oxa o il bacio tra Fedez e Rosa Chemical, la potenza comunicativa dei meme diventa ogni anno un arma da sfruttare nel modo migliore possibile.

La parola deriva dal greco mímēma (= imitazione) e sul web ha assunto un valore sempre più importante per quanto riguarda la comunicazione. I meme riescono a diventare veicoli non solo di divertimento e ironia (come nel caso di Sanremo o più in generale della cultura televisiva) ma anche di messaggi più o meno importanti. Le pagine che hanno come focus principale realizzare contenuti di questo tipo sono aumentate a dismisura negli ultimi anni, riuscendo a creare delle vere e proprie community in cui le persone riesco a trovare confronto su determinate questioni. Per approfondire al meglio il linguaggio della memetica e a capirne i suoi obiettivi, abbiamo parlato con Federico Vezza, fondatore della pagina Instagram «Consulenza Confusa» che, attraverso questo modo di comunicare, fa ironia sul mondo della consulenza e del lavoro.

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«L'idea di creare la pagina nasce quando ero uno studente» racconta Federico. «Vedevo all'università alternarsi queste testimonianze di consulenti che ho ritenuto essere molto simili sia nell'aspetto che nel modo di comunicare (...) Poi alla fine sono diventato un consulente e si è trasformato un pò in un modo per essere autoironico nel mio lavoro». L'utilizzo dei meme da parte non solo delle persone qualunque ma anche di istituzioni, grandi aziende o personalità note, ha chiarito sicuramente quanto la comunicazione in questa forma sia anche più efficace di un semplice e sterile racconto frontale. Alle origini della questione, secondo Federico, ci sarebbe il fatto che, i social, si stiano trasformando man mano in piattaforme di intrattenimento. «Il contenuto del meme funziona per tre motivi: una fruizione più rapida e veloce, l'immedesimazione ritrovandosi nel contenuto che si vede e la profilazione, ovvero ciò che si vede è in linea a quanto piace e a quello che si desidera vedere».

Ogni anno il Festival di Sanremo sui social diventa una fucina instancabile di meme che accompagnano gli utenti delle piattaforme per l'anno successivo. E' successo con il «Bugo Gate» del 2020, con i palloncini al posto del pubblico nel 2021 e periodicamente si ripropone ad ogni edizione. La gestione di Amadeus sembra aver capito ciò che vogliono le nuove generazioni, il tipo di contenuto e il modo di comunicare che prediligono. Insomma, secondo molti, la «politica del meme» potrebbe aver favorito un avvicinamento dei ragazzi ad un format che, fino a qualche anno fa, era definito da molti come vecchio e antiquato. «La domanda verà è: cosa vuol dire essere giovani?» spiega Federico. «Per il governo essere under 35 vuol dire esserlo ancora e comunque il Festival faceva un 50-52% di share anche gli anni scorsi. Secondo me questa gestione è stata vincente poichè la Rai come azienda pubblica ha capito di dover diffondere il fenomeno a più persone possibili» racconta. «Non parlerei di giovani o non giovani perchè c'è tutto un mondo, come quello di Twitch dei giovanissimi, che al Festival non è stato ne rappresentato e né portato sul palco»,

«Consulenza Confusa» è una pagina che mette al centro i luoghi comuni e le difficoltà del lavoro del consulente, puntando su una lettura ironica. «Più che esorcizzare i problemi, li democratizza» spiega. «Li rende di dominio pubblico e li condivide con la community. Questo fa in modo che alcuni si riconoscano nei problemi che ci sono nel nostro lavoro e magari si rendono conto di non essere le uniche persone a subire o ad avere quei problemi. In realtà però il vero obiettivo non è quello di evidenziarli (...) ma di capire dove sono queste difficoltà ed opportunità di miglioramento e riuscire a trovare insieme alla community delle soluzioni che ci diano modo di avere un futuro migliore rispetto a quello che stiamo vivendo» conclude.

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