Prendeva il reddito di cittadinanza, collaboratore di giustizia a processo. Nella domanda non aveva indicato le condanne

Un'aula del tribunale
Un'aula del tribunale
di Benedetta Lombo
Giovedì 2 Settembre 2021, 08:15
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MACERATA - Condannato per omicidio chiede il reddito di cittadinanza, a giudizio un collaboratore di giustizia. Il difensore: «È una legge incostituzionale, non si fa il minimo accenno ai collaboratori di giustizia. Di che vive?». Un passato pesante alle spalle con condanne per omicidi, poi l’uomo originario del Sud Italia aveva deciso di cambiare vita e di collaborare. Avrebbe quindi dato il suo contributo ad alcune importanti indagini poi da quelle terre macchiate di sangue dalla mafia si sarebbe allontanato per raggiungere le Marche.

A settembre del 2019 il collaboratore di giustizia si è recato a un Caf dove ha presentato una dichiarazione per richiedere il beneficio del reddito di cittadinanza, ma nel documento l’uomo ha omesso di aver riportato condanne dalla Corte di Assise di Palermo che prevedevano come pena accessoria l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e che gli precludevano in via assoluta la possibilità di ottenere stipendi, pensioni e assegni. 


Con quella omissione a partire da ottobre del 2019 e fino a settembre del 2020 avrebbe percepito senza averne diritto 9.318,68 euro.

A far emergere il fatto era stata la Guardia di finanza che aveva avviato mirate indagini sui cosiddetti “furbetti” del reddito di cittadinanza, un filone d’indagine era stato indirizzato sulle persone condannate o sottoposte a misura cautelare e nell’ambito di quegli accertamenti era emersa la posizione del collaboratore di giustizia.

La Procura all’esito delle verifiche effettuate dalla finanza aveva chiesto il sequestro delle somme indebitamente percepite, il collaboratore aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame che però lo aveva rigettato. Per ottenere il reddito infatti sono necessari precisi requisiti: di cittadinanza, residenza e soggiorno ed economici, ma non solo, chi richiede l’aiuto economico non deve essere sottoposto a misura cautelare personale o non deve essere stato condannato in via definitiva per determinati delitti. Ieri la vicenda è stata discussa dinanzi al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata Domenico Potetti e al pm Enrico Barbieri, il difensore dell’imputato, l’avvocato Massimo Pistelli, ha chiesto al giudice di sollevare l’eccezione di incostituzionalità della legge per la disparità di trattamento, ma il gup ha respinto la richiesta e rinviato a giudizio il collaboratore.

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