Antonio Fumarola, svolta a trent'anni
lascia la scuola per vendere vino

Antonio Fumarola e Angelo Munno
Antonio Fumarola e Angelo Munno
di Luciano Pignataro/
Venerdì 29 Settembre 2017, 17:31
3 Minuti di Lettura
La storia che gli piace raccontare di più è quella delle sue dimissioni da professore di educazione fisica, poco più di vent'anni fa perché all'epoca non c'era modo di lasciare un posto pubblico neanche volendo. Insieme al preside studiarono la situazione, l'unica possibilità era un licenziamento per negligenza, di quelli che vengono subito annullati dal Tar.
Aveva già famiglia ma il salto nel buio volle farlo lo stesso: era il 1996 e in quel periodo il mondo del vino italiano ha iniziato la sua cavalcata più incredibile. E Antonio Fumarola prese al volo il treno.
Figlio di un maresciallo lucano di Pubblica Sicurezza e di madre salernitana, cambia la sua vita nel 1989, esattamente a trent'anni, età in cui all'epoca la strada di ciascuno era già segnata. Antonio conosce il mondo del vino nel suo aspetto più importante, decisivo, quando il cliente indica con il dito la sua etichetta dalla carta o allunga la mano allo scaffale dell'enoteca.
Da allora sta da quasi trent'anni in mezzo alla strada, metodico come Walter Mastroberardino: esce di casa la mattina e poi rientro solo la sera se non c'è un impegno di lavoro. Sacri i weekend e le vacanze con la moglie Annella e le figlie Viviana e Manuela. Alla soglia dei 60 anni Antonio ha ormai perso i capelli ma si mantiene in forma splendida: mai un eccesso, tanta attività fisica. Stare sempre a tavola, credeteci, non è affatto un bel lavoro.
Dal 1992 ha creato l'azienda con il socio Angelo Munno, un caso di longevità più unico che raro in questo mondo altamente competitivo. Tra loro un equilibrio perfetto, quasi inossidabile. Fumarola è un testimone di una stagione straordinaria vissuta dal mondo del vino in Italia e in Campania dove il settore è nato arricchendosi anno dopo anno di storie incredibili e di successi ancora più straordinari.
Testimone ma anche protagonista perché lui ha cambiato il modo di fare il rappresentante. Prima era un lavoro tutto sommato molto comodo; con i consumi alle stelle, bastava avere un paio di grandi marchi e si stava alla grande, anche perché non era arrivato l'euro e i soldi giravano senza problemi.
Antonio invece vede lungo su due fronti: primo la cura del cliente, con giri continui e una presenza costante. Da rivenditore diventa un vero e proprio consulente. Conosce cuochi, consiglia hotellerie, vede i piatti che sono preferiti dal pubblico e i vini che camminano meglio. Dall'altro ha la lungimiranza di capire che alcune aziende locali saranno grandi, e prende sul nascere Luigi Maffini e De Conciliis oltre che il Montevetrano di Silvia Imparato che però era già diventato un marchio importante nella seconda metà degli anni 90.
Un mondo che è cambiato? «Mica vero - dice Antonio - internet rende disponibili più informazioni, oggi il pubblico e i clienti sono molto più preparati di quando ho iniziato, ma il rapporto personale resta decisivo in questo settore. Alla fine divento amico e di fatto un consulente dei miei clienti, li seguo nella crescita, nel passaggio generazionale».
Alla base di tutto un grande senso di concretezza: sceglie il territorio della provincia di Salerno, già vastissimo e non ne esce mai. Un po' perché gli piace, un po' perché Antonio che uno che, come si dice, sa misurarsi la palla. Così organizza viaggi con i ristoratori nelle aziende, difenta il referente di importanti realtà come Ferrari, Santa Margherita o, per restare in Campania, i Feudi di San Gregorio. «Ne avrò fatti almeno trecento» ricorda. Un settore su cui adesso molti si sono butatti, persino qualche finto ristoratore che fa dumping illegale verso altri locali. Ma Antonio non si lamenta: «In trent'anni ne ho visti davvero tanti, chi pratica mezzi scorretti alla fine finisce sempre fuori gioco, perché questo è un mercato dove contano competenza e passione».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA