La guerra della mozzarella Dop: sì alla Puglia, l'ira dei campani

La guerra della mozzarella Dop: sì alla Puglia, l'ira dei campani
di Luciano Pignataro
Venerdì 17 Novembre 2017, 10:46
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Scoppia di nuovo la guerra della mozzarella tra la Puglia e la Campania scoppiata in estate. La causa è la risposta del ministero ad una interrogazione parlamentare di Paolo Russo, nessuna marcia indietro, difesa totale del pasticcio pensato da qualche burocrate e giustificando il via libera alla dop sulla denominazione al prodotto murgiano sottolineando che il marchio Mozzarella dop di Gioia del Colle non induce in errore il consumatore. Proprio il contrario di ciò che afferma Russo che, a settembre, aveva anche lanciato una petizione sulla piattaforma change.org per chiedere al ministro delle Politiche agricole di sospendere la procedura per il riconoscimento del marchio dop alla mozzarella di Gioia del Colle. La prima reazione è arrivata proprio da Russo: «Il Ministero delle Politiche agricole tradisce la mozzarella di bufala campana dop ed i suoi territori di produzione ha detto consentendo l'attribuzione di un'altra denominazione d'origine protetta ad un prodotto che non é mozzarella ma treccia».

La risposta del ministero dell'Agricoltura è arrivata nel question time con il sottosegretario Giuseppe Castiglione secondo cui, fermo restando il periodo di presentazione delle opposizioni tuttora in corso, sono ritenuti finora sussistenti i requisiti indicati nella normativa vigente. «Mi riferisco in particolare ha dichiarato il sottosegretario all'uso del nome oggetto di richiesta di riconoscimento e al legame con la zona geografica, che non risultano tali da indurre in errore il consumatore, in ordine alla natura del prodotto, in linea con il disciplinare di produzione». Ad oggi l'unica mozzarella di bufala è quella campana Dop. Chiunque altro produca in Italia o nell'Unione europea una mozzarella con latte bufalino non Dop può farlo ma solamente utilizzando la formula del doppio genitivo «mozzarella di latte di bufala» alla quale non può essere associata in alcun modo una denominazione geografica. Russo, invece, richiamava il governo a «ritenere più utile e rispondente alla natura del prodotto che la denominazione fosse attribuita non a mozzarella' in generale ma alla Treccia dei Trulli e di Barsento, senza creare duplicati dannosi per entrambe le filiere produttive».

Tutto inizia nel 2011 con l'Associazione dei produttori della Treccia della Murgia prodotta con latte vaccino e non bufalino. L'iter va avanti e addirittura in un primo momento le istituzioni sconsigliano l'uso del termine mozzarella per non vedersi bocciare la proposta. Quando il progetto arriva al ministero, questo il paradosso, è lo stesso ufficio responsabile a proporre la nuova dizione Mozzarella della Murgia dop. Rapido iter dopo audizione a luglio e pubblicazione del via libera del ministero il 28 agosto. Sinora nessuno si era opposto, ma quando il fatto diventa pubblico, proprio grazie al Mattino, prima il Consorzio, impegnato tra l'altro in una modifica del disciplinare, poi la Regione Campania con Franco Alfieri prendono posizione e annunciano la formalizzazione del ricorso che di fatto blocca l'iter. Secondo Russo «la confusione regnerà sovrana e ne farà le spese l'intera filiera, l'intero universo di agricoltori, allevatori e produttori che, con le loro famiglie, hanno costruito giorno dopo giorno un pezzo di economia che produce ricchezza e valore per l'Italia intera. Il ministero alimenta e si presta ad ogni confusione a danno del terzo prodotto a marchio italiano, della prima ed unica Dop del Mezzogiorno che varca i confini nazionali». Ma il parlamentare se la prende anche con la Regione Campania. «A mala pena ha aggiunto ha presentato una, evidentemente inadeguata ed inascoltata, osservazione. Il presidente della Regione intervenga subito per rimediare ai propri ritardi».

Il ministero dunque difende a spada tratta il proprio errore. Quali potrebbero essere le conseguenze se fosse riconosciuta la dop della Mozzarella di Gioia del Colle? Molto semplice, che ogni zona di produzione di latticini potrebbe iniziare a rivendicarne una: pensiamo ad Agerola, oppure al Terminio o al Vallo di Diano, giusto per restare in Campania. Uno scudo dop per due prodotti che si chiamano allo stesso modo ma che sono fatti con latte diverso è chiaramente un non senso. Vista la determinazione del ministero, non resta che aspettare il responso finale dell'Europa che, in vista di una opposizione formale della regione e del Consorzio, difficilmente dovrebbe concedere il via libera.
 
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