8 marzo senza festa, donne in trincea «per responsabilità»

8 marzo senza festa, donne in trincea «per responsabilità»
di Maria Lombardi
Domenica 8 Marzo 2020, 08:57 - Ultimo agg. 09:17
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 La festa delle donne senza festa. E come potrebbe esserlo, con il virus che allontana, disorienta e stravolge tutto. L'8 marzo nel bel mezzo dell'epidemia e quindi niente piazze, cortei, convegni e manifestazioni. L'emergenza con le distanze impone nuovi modi di vivere e di pensare, c'è poca voglia di mimose e di slogan. Meno coreografie e tanta tanta solidarietà , come richiedono questi tempi incerti. E magari sarà anche l'occasione per fare un passo avanti e restituire alla festa un senso nuovo, liberandola da quanto negli anni l'aveva appesantita e anche un po' banalizzata: dai regalini alla pizza con le amiche, dai fiori ai gridi di battaglia carichi di ideologia che parlano d'altre epoche e ormai le ragazze non capiscono più.

E tra chi invoca l'otto marzo tutto l'anno, e chi invece si chiede cosa c'è da festeggiare se poi nulla cambia, le donne sempre un passo indietro anche se ormai avanti a tutti, forse è davvero il caso di ripensare a questa ricorrenza, prima che invecchi ancora. E dedicarla, oggi, alle tante donne in prima linea a combattere il contagio, in corsia e nei laboratori, alle tante mamme che non sanno come fare con le scuole chiuse, i nonni ko e da proteggere, le baby-sitter introvabili, e alle tante sorelle, mogli e figlie impegnate a prendersi cura degli altri, ora come non mai. Come non pensare soprattutto a loro, oggi.

Una catena di eventi annullati, ma un sit-in ci sarà, nel rispetto delle norme anti-contagio. Piazza di Spagna, oggi alle 12, sarà attraversata da un filo fucsia. «I nostri corpi si disporranno a distanza - spiega la piattaforma Non Una di Meno promotrice della manifestazione - ma uniti da un filo fucsia che segnala ciò che ci rende vive: la cura reciproca, le alleanze nelle differenze». Senza dimenticare il coronavirus. Potrà essere lì anche chi non c'è, basta un segnale: legare un indumento o un oggetto fucsia alla finestra.
Solidarietà, e quanta ce ne vorrà per uscire dalla crisi. Due aziende in provincia di Treviso hanno pensato di pagare le baby-sitter alle mamme lavoratrici che non sanno a chi lasciare i figli. Perché nelle giornate già superaffollate di impegni e sovraccariche ci mancava solo questa: il bambino oggi con chi resta?

Un sondaggio dell'Eurodap, pubblicato alla vigilia della festa, racconta di donne iperattive e iperstressate, il 70 per cento già affaticato dalla mattina, il 57 per cento non riesce a ritagliarsi tempo per sé. La festa della donna? Un giorno come un altro, risponde il 78 per cento. L'Italia sarà pure rosa, con le donne che rappresentano il 51,3 per cento della popolazione, ma non lo è il loro mondo, tra discriminazioni sul lavoro e guadagni sempre più bassi. Lo conferma l'Eurispes che in occasione dell'8 marzo raccoglie le voci femminili: il 72,2 per cento (su un campione di 564 interviste) fatica ad arrivare a fine mese, il 22,3 per cento lavora senza contratto, e se c'è da risparmiare in famiglia sono le donne (il 32,3) a rinunciare a controlli e visite mediche.

E come non ricordare, in questo giorno, alle tante donne in prima linea per combattere il contagio. Il pensiero della sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, va a loro. «Mai come quest'anno, per l'8 marzo, mi sento di ringraziare tutte le donne che operano in prima linea per la salute dei cittadini. Che si misurano con dedizione e impegno con la sfida più dura con cui il sistema sanitario deve fare i conti». E sono nel 70 per cento dei casi sempre le donne a prendersi cura dei figli o dei familiari malati e non autosufficienti. La vicepresidente della Camera Mara Carfagna dedica l'8 marzo alle caregiver: «Prendiamoci cura di chi si prendere cura».

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