Stop a uso Sindrome Alienazione Parentale in tribunale, Ministero della Salute interviene di peso

Stop a uso Sindrome Alienazione Parentale in tribunale, Ministero della Salute interviene di peso
Venerdì 5 Giugno 2020, 13:27
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Nuovo stop all'uso della cosiddetta Sindrome di Alienazione parentale (Pas), spesso utilizzata nei tribunali per i processi di separazione complicati da episodi di violenza domestica anche conclamata. Una aberrazione giuridica alla quale l'Italia è stata richiamata dall'Europa dopo avere firmato e ratificato il Trattato di Istanbul. A mettere i puntini sulle 'i' e chiarire ulterioremente questa distorsione è il Ministero della Salute:

«Non 'corrisponde ad una sindrome, né ad un disturbo psichico individuale definito, ma piuttosto a un disturbo della relazione tra più soggetti', ed è per questo che l'Oms, la comunità scientifica internazionale e le Società scientifiche di psichiatria italiane, oltre a non riconoscere tale disturbo come patologia, non ritengono giustificati interventi terapeutici specifici».

Il ministero della Salute ha risposto così alla interrogazione della senatrice Valeria Valente. Già nel 2012 era stata definita «la non attendibilità della Pas e il rischio dell'uso distorto di tale diagnosi nei casi di bambini contesi».

Il ministero della Salute sembra dare una parola definitiva: «la Pas non è una patologia e non può essere utilizzata nei processi di separazione, specie nei casi di violenza domestica» ripete Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio. 

«Come sappiamo la Pas è ancora determinante in molti processi per separazione - prosegue Valente - utilizzata soprattutto contro le donne in caso di violenza. Ma non è una patologia, e quindi non può essere usata. Per questo il ministero chiarisce che, qualora siano segnalate diagnosi di Pas da parte di medici o psicologi, informa i relativi Ordini professionali per gli accertamenti sulle violazioni delle norme deontologiche».

A questo punto spetta al ministero della giustizia intraprendere le adeguate iniziative finalizzate a garantire che, nelle sedi processuali, non vengano riconosciute patologie prive delle necessarie evidenze scientifiche, tanto più pericolose perché aventi ad oggetto decisioni in materia di minori. 







 

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