Colf e badanti, un milione di lavoratrici invisibili e oggi indispensabili

Colf e badanti, un milione di lavoratrici invisibili e oggi indispensabili
di Maria Lombardi
Mercoledì 6 Maggio 2020, 13:31
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Che fine hanno fatto colf e badanti? L'emergenza Covid le ha rese ancora più invisibili e fragili. In Italia sono oltre un milione quelle lavorano in nero. Sono un pilastro su cui si reggono gli equilibri di tante famiglie ma in questo momento non esistono, anche se c'è bisogno di loro più di prima con gli anziani da proteggere e assistere e le scuole chiuse «Il Governo adesso deve intervenire con una sanatoria nei confronti dei lavoratori irregolari, per lo più stranieri, del settore domestico», la richiesta di Giamaica Puntillo, segreteria nazionale delle Acli Colf. «Costituiscono quella rete di assistenza domiciliare quanto mai necessaria per contenere il contagio: queste lavoratrici e le famiglie che a loro si appoggiano vanno aiutate proprio per mettere in sicurezza i nostri anziani».

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In Italia sono 850mila le colf e le badanti che lavorano con un contratto regolare ma «un milione, forse anche di più, lavora in nero», secondo l'Acli. Lavoratrici senza tutele e assistenza, in difficoltà se si ammalano, straniere irregolari, in molti casi, e dunque anche restie ad andare in ospedale. Arrivano in gran parte dall'est Europa e dal sud America, ma negli ultimi tempi sono anche tante le italiane. 


La richiesta dell'Acli è sostenuta anche dalla vicepresidente della Camera, Mara Carfagna. 
«Penso che il modello Maroni sia da recuperare e riproporre: quella norma consentì l'emersione di centinaia di migliaia di lavoratrici in nero che assistevano bambini, anziani, disabili, dando un sostegno fondamentale alle famiglie italiane».

Indispensabili più di prima, con le scuole chiuse e le case di riposo colpite dal contagio. La
«sanatoria regolarizzerà il mercato, sottrarrà le lavoratrici al ricatto del caporalato, porterà soldi nelle casse dello Stato, aiuterà le famiglie, permetterà maggiori controlli sul virus: davvero non vedo un motivo per non farla subito», conclude Carfagna. 

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