La filosofa Maura Gancitano: «Le donne stanno diventando invisibili: senza parità non si potrà ripartire»

La filosofa Maura Gancitano: «Le donne stanno diventando invisibili: senza parità non si potrà ripartire»
di Maria Lombardi
Venerdì 1 Maggio 2020, 21:26 - Ultimo agg. 2 Maggio, 11:12
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Indietro non si torna, ci sarà un prima e un dopo Covid. Il peggiore errore che possiamo fare adesso, avverte la filofosa Maura Gancitano, è aspettare che le cose si rimettano a posto. «Non succederà perché tutto si sta riconfigurando e il Covid ha accellerato un processo che era già in atto da qualche anno». La cosa migliore che possiamo fare? «Capire come cambiare la cultura d'impresa e come passare da una logica competitiva a una logica cooperativa e di co-creazione. E quindi cercare di creare eco-sistemi, delle reti basandoci sulle direttive dell'Onu, sull'agenda 2030, sugli obiettivi della sostenitibilità, della parità, dell'inclusione. Cambiare logica e mentalità con cui abbiamo lavorato fino ad oggi». Si riparte anche dalle donne che dovranno essere più presenti e convolte nel nuovo mondo del lavoro.


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Tutto il sistema va ripensato, quello di ieri ci ha portato a questo disastro. Ecco allora che la filosofia diventa «decisiva, ora che c'è da riflettere sullo spirito del tempo e  sulle possibilità del futuro, da rifefinire scenari e un sistema di valori». Come ripartire e soprattutto in che direzione? Manager, filosofi, economisti, psicologi, inventori si confronteranno nel corso di una maratona di idee, domani dalle 15 alle 20, un evento in streaming su  www.venturethinking.it. Parteciperanno gli economisti Stefano Zamagni, Maria Sophie Aguirre e Enrico Giovannini, Marco Simoni, presidente di Human Technopole, Jeffrey Pfeffer, teorico di business.








I condizionamenti
Maura Gancitano, fondatrice del progetto Tlon (casa editrice, libreria teatro e scuola di filosofia) è tra le promotrici di Venture Thinking. 
«In questa emergenza le donne sono state sfavorite e si sta andando in una direzione di più forte discriminazione. C'è il rischio che diventino ancora più invisibili». Quasi assenti nelle task-force della ripartenza, escluse dal comitato tecnico scientifico del governo. «C'è un condizionamento cognitivo tale per cui quando ci sono da affrontare difficoltà vengono in mente solo nomi di uomini perché considerati più autorevoli», continua la filosofa. «Ma i condizionamenti, di cui non si ha consapevolezza, sono anche delle donne che percepiscono questi pregiudizi e hanno più paura a proporsi,  a mostrarsi o a chiedere promozioni. Si crea così un circolo vizioso. Non si può parlare di ripartenza senza mettere al centro le donne che in questa fase potrebbero dover rinunciare al lavoro e poi avere difficoltà maggiori nel trovarlo. Se non si cambia, potremmo trovarci in una situazione più grave di prima».

 



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La partecipazione
Cambiare in che modo? «Bisogna passare da un modello gerarchico che crea disparità e provoca sofferenza in una parte dei dipendenti, a un modello di cooperazione, un ecosistema in cui ciascuno è leader nel proprio ambito e non si bada alle ore di lavoro ma alla realizzazione del progetto. La cultura dell'inclusività sarà vincente nel futuro, nessuno deve essere discriminato, le donne devono guadagnare quanto gli uomini. L'innovazione non è solo software e intelligenza artificiale. Ma è soprattutto il coinvolgimento, la partecipazione, è mettere al centro, nel mondo del lavoro, le persone e non i profitti, far sentire i dipendenti accolti e meritevoli. Alla cultura della competizione deve subentrare la cultura della cooperazione che potenzia ciascun dipendente. Finora invece il sistema ha tendenzialmente escluso le donne e le minoranze e ha considerato il fattore umano un ostacolo piuttosto che una potenzialità».

Smart-working
Un modello che premia i risultati e non le ore passate in ufficio potrebbe premiare le donne, «ed essere davvero liberatorio». Ben diverso dallo smart-working che si sta sperimentando in questa emergenza.  «Ora vuol dire stare attaccati al pc o al cellulare per 24 ore. Questo smart-working mette le donne in grave difficoltà. Devono comunque occuparsi dei figli e sopportano un carico mentale e psicologico enorme». Con le scuole chiuse, i nonni da tutelare, i centri estivi che non si sa se riapriranno, con chi stanno i bambini? Le donne rischiano di fare un passo indietro e si ripropone uno dei tanti pregiudizi, avverte la filosofa e scrittrice, «le mamme tengono più alla famiglia che al lavoro, rinunciare alla realizzazione non costa loro più di tanto». E invece è il tempo del cambiamento, il momento di spazzare via un pregiudizio dietro l'altro, «anche quello per cui le donne non sono capaci di fare le leader e di prendere decisioni, e ci vuole un uomo forte che faccia tornare tutto come prima. Così si torna indietro. Ma indietro non si può tornare».









 

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