I DATI
A fotograre la situazione alla fine di aprile è stata un'indagine dell'associazione Women For Oncology (W4O) Italy. La rilevazione ha coinvolto 600 camici italiani, donne nel 75% circa dei casi. Il 70% ha segnalato un forte impatto dell'emergenza Covid-19 sulla vita domestica, il 30% ha scelto di lasciare il proprio tetto per proteggere la famiglia, più dell'80% non ha visto i genitori per almeno due settimane. Si è trattato della «prima survey sull'impatto sociale per gli operatori sanitari» condotta in questa crisi pandemica, sottolineano i promotori. I professionisti interessati sono medici specialisti (63%), infermieri (21%) e specializzandi (9%), la maggioranza in forze in un reparto di oncologia (59%). Oltre l'83% degli intervistati ha dichiarato di non vivere da solo: per questo il 72,4% ha avuto paura di poter esporre al rischio partner, figli e genitori.
Mantenere le distanze è diventato un obbligo soprattutto per loro, un obbligo che è pesato tanto: più del 54% ha detto di aver avuto importanti ripercuissioni nella vita familiare, il 16% «abbastanza». Quasi un terzo ha preso la «difficile decisione di cambiare alloggio», mentre in un altro 7,6% dei casi è stato il nucleo familiare a trasferirsi altrove, e in ulteriore 6,7% a cambiare abitazione sono stati i figli. Chi è rimasto sotto lo stesso tetto si è arrangiato come ha potuto.
L'EMERGENZA
«Questa emergenza sta cambiando non solo le nostre abitudini come professionisti, ma anche come genitori e caregiver - ha affermato Rossana Berardi, vice presidente di Women for Oncology Italy, direttore Clinica oncologica Ospedali Riuniti di Ancona, Università Politecnica delle Marche - Molti operatori che stanno lavorando in prima linea sono donne e madri, costrette ad allontanarsi dai loro figli o a non poter più accudire i genitori anziani.
Siamo preoccupati e costretti a isolarci, con tutte le conseguenze psicologiche che questo comporta. Molti di noi hanno scelto di allontanarsi dal proprio nucleo familiare per mettere in sicurezza i propri affetti ed evitare che possano essere a loro volta soggetti all'infezione, consapevoli che la distanza di oltre un metro, oggi, è un atto di amore». «Abbiamo voluto condurre questo studio per accendere i riflettori e sensibilizzare sull'impatto sociale che questa emergenza sanitaria sta avendo sugli operatori sanitari e, in modo particolare, sulle donne che svolgono queste professioni», aggiunge Marina Garassino, presidente di W4O Italy.