«Senza figli per scelta tra libertà e incertezze», in Italia il 45% delle donne tra i 18 e i 45 decide di non diventare madre

«Senza figli per scelta tra libertà e incertezze», in Italia il 45% delle donne tra i 18 e i 45 decide di non diventare madre
di Valeria Arnaldi
Sabato 22 Agosto 2020, 10:42 - Ultimo agg. 20:39
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Dinamiche. Sicure di sé. Colte e con buone disponibilità economiche. Impegnate nella realizzazione personale. E decise a tutelare la propria autonomia. È così che una recente indagine Gfk Eurisko Lunadigas descrive le donne che non vogliono avere figli. Childfree, come si dice all'inglese, perché, di fatto, non esiste una definizione altrettanto puntuale per sottolineare come l'assenza di prole non sia necessariamente vissuta come privazione, ma magari, come libertà di scegliere. Le italiane childfree sono sempre di più. Secondo uno studio condotto da ricercatori dell'università di Firenze e della Warsaw School of Economics, erano il 10% tra quelle nate nel 1955, sono salite al 24% tra le nate nel 1965. Nel 2013, il Rapporto promosso dall'Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione, ha registrato un aumento del 40% in dieci anni di coppie tra i 40 e i 49 anni senza discendenti.

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LE PROSPETTIVE
Non solo. Stando ai dati Istat, nel 2016 il 45% delle donne tra 18 e 49 anni era senza figli. E il trend non accenna a diminuire. Anzi. Il futuro spaventa. Il domani appare riservare poche prospettive alle nuove generazioni. Di certo, scarse certezze. La crisi economica toglie a molte possibilità - e serenità - per immaginarsi madri. E influisce pure la crisi ambientale. Uno studio dell'Università di Lund pubblicato sull'Environmental Research Letters indica la decisione di non generare un bimbo come mezzo efficace per limitare le emissioni di anidride carbonica: assicurerebbe 58,6 tonnellate di emissioni di anidride carbonica in meno all'anno, come riportato dal Guardian, che alle donne childfree ha deciso di dedicare una serie di focus.

I MOTIVI
Tema e riflessione in Occidente sono ben più diffusi di quanto non si pensi. Alla filosofia Childfree è dedicata una giornata internazionale, il primo agosto. Anche la pandemia, con nuovi timori, inciderà sulle scelte relative alla maternità. «Le ragioni alla base di tendenza e movimento Childfree - spiega Vera Cuzzocrea, psicologa giuridica e psicoterapeuta, consigliera Ordine Psicologi del Lazio - sono varie. Al primo posto, c'è una decisione identitaria, il ripristino del diritto di esercitare una scelta individuale, che nella nostra Costituzione è assicurato agli articoli 2 e 13, dove si ribadisce l'inviolabilità della libertà personale. Inclusa dunque quella di scegliere la non genitorialità. La legge sull'aborto, del 1978, garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile. Il fenomeno childfree dovrebbe portare a una riflessione più ampia sulla responsabilizzazione della genitorialità».
L'autodeterminazione non è l'unica ragione. «Ha un peso il desiderio di realizzarsi a livello personale. Non è un mistero che le madri, sul lavoro, in Italia siano penalizzate. A ciò vanno aggiunti il tema ambientalista e le preoccupazioni per l'avvenire. Rispetto a quest'ultimo aspetto, la maggiore vulnerabilità dettata dalla pandemia potrebbe avere un peso che misureremo solo a distanza di tempo». Insomma, se prima i figli erano visti come una sorta di garanzia del domani, oggi paradossalmente ad alcuni appaiono quasi una minaccia per il futuro. Proprio e del pianeta.
Così, improvvisamente la volontà di non averne viene vista come atto altruistico: una rivoluzione non da poco. Sì, perché la libertà di non diventare madri in Italia si paga ancora cara. Nonostante la filosofia si diffonda, le donne, che non sono chiamate a spiegare perché vogliono un figlio, sono spesso costrette a fornire motivazioni se lo non desiderano. A una certa età, la domanda pare inevitabile. Arriva da parenti, amici, amiche divenute madri. In generale, dalla società. «Nel nostro Paese, il retaggio culturale è ancora quello per cui la non-madre è incompleta - dice Cuzzocrea - la maternità è un valore inneggiato con forza e più si fa sentire tale voce, più se ne leva una contraria che chiede il ripristino di un diritto». La donna senza figli, a tutt'oggi, è esposta a una sorta di giudizio - negativo - comune. È questione di cultura. Di secoli. Nel 1797, André Gretry affermava che «Il capolavoro di Dio è il cuore di una madre». Nel 1887 Paolo Mantegazza puntualizzava che «La donna madre è la donna completa». E aggiungeva: «la donna giovane... non è né può essere felice se in lei non palpita la maternità». Il 16 marzo 1978, sul Washington Post Richard Cohen firmava un articolo intitolato «Per la donna in carriera le lancette dell'orologio corrono», introducendo l'urgenza di diventare madri. Quell'urgenza oggi non c'è più. É un dato, per molte. E per alcune, un manifesto.

IL MERCATO
Da Renée Zellweger a Jennifer Aniston, da Marisa Tomei a Valeria Golino, fino a Oprah Winfrey, negli anni sempre più star sono scese in campo per affermare il diritto di ogni donna a sentirsi realizzata senza figli. «Giorni fa mi è arrivato sui social il messaggio di un uomo: Non vuoi figli perché non puoi averne. È il pregiudizio che aleggia sulle donne che non vogliono prole: se non sei madre, automaticamente hai qualcosa che non va - dice Michela Andreozzi, che al tema ha dedicato il libro Non me lo chiedete più (HarperCollins) - La maternità è un percorso, non mero istinto. E ogni percorso è degno di rispetto: la scelta è una questione privata». Intanto ll mercato ha sposato il trend, aumentando negli ultimi tempi i locali Childfree o adults only. E a chi vuole lasciarsi la prospettiva di diventare madre, sono offerte molte soluzioni. Negli Usa, cresce il numero di donne che si reca in vacanza nelle isole Cayman per congelare i propri ovuli in vista del domani, per evitare rischi di infertilità e riservarsi il tempo di decidere con calma. Stando alle stime dello Yale Fertility Center nel 2018 negli Usa sono stati congelati 76 mila ovuli. Erano cinquemila nel 2013. Una rivoluzione nella rivoluzione.

 

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