Eugenia Capanna, una donna da Formula Uno: «Faccio scuola a ingegneri e meccanici di pista»

Eugenia Capanna nella scuola dell'autodromo di Monza
Eugenia Capanna nella scuola dell'autodromo di Monza
di Maria Lombardi
Venerdì 25 Ottobre 2019, 09:14 - Ultimo agg. 21:30
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«Lo sbaglio di una donna in questo mondo vale quanto cento sbagli di uomini». E lei non può permettersi di sbagliare. Eugenia Capanna da bambina giocava con le macchinine e nella cameretta appendeva i poster dei piloti di Formula Uno. Poi le corse e la scuola dove si studiava come progettare le auto, era l'unica ragazza. Team manager in categoria Gt, con Porsche, Ferrari e Aston Martin. Anche lì, non c'erano altre donne, mica facile convincere tutti quegli uomini ai box a fidarsi di lei. Sempre sola, Eugenia, a correre dietro ai suoi sogni e ai motori. E quando le dicevano lascia stare, non ce la farai, lei andava avanti, ce la farò. Adesso la scuola da lei fondata nell'autodromo di Monza - unica in Italia, si chiama MTS, Motorsport Technical School - forma meccanici e ingegneri di pista. L'80 per cento dei suoi studenti trova lavoro nelle squadre corse di tutto il mondo, compresa quelle di Formula Uno e Moto GP.

LE CORSE

«Sono un poco pazza, da sempre malata di auto da corsa», Eugenia, 48 anni, originaria di Tortoreto Lido, provincia di Teramo, ha studiato a Modena e adesso vive a Bergamo con il marito, due figli, un cane, tre gatti e i pesci. «É stato difficilissimo farsi apprezzare in un mondo così maschile, ma le difficoltà mi hanno rinforzata. Quando mi sono iscritta alla scuola parauniversitaria per progettazione automobilistica di Modena ero l'unica donna».
Eugenia ha corso nei campionati italiani di Velocità Turismo, con Alfa Romeo e Mazda. «Sono molto competitiva, la sfida mi dà soddisfazione. Mi sento un poco maschiaccio ma ho voluto mantenere salda la mia integrità femminile in un mondo così maschile».

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E da team-manager in categoria Gt, la fatica di farsi rispettare da meccanici e ingegneri. «Dicevano: arriva la pischella giovane e vuole darci ordini. È stata durissima, all'inizio non venivo ascoltata perché donna. Ma poi con savor faire e diplomazia sono riuscita a conquistare la loro fiducia e ho avuto soddisfazioni enormi». L'idea della scuola, nove anni fa. «Lì nessuno mi ha sostenuta, non c'è stata una persona che mi abbia incoraggiata. Tutti a dirmi: è una cosa più grande di te, ma chi te lo fa fare, troppo complicata. Più mi dicevano così e più mi carivavo. Ho messo il coltello tra i denti e sono andata avanti. Ero convinta del mio progetto, girando il mondo avevo visto altre scuole che formavano meccanici e ingegneri per le corse sportive e in Italia non c'era niente di simile».

LA SCUOLA
Adesso la MTS (di cui Eugenia è fondatrice e ad) conta 500 studenti, forma le eccellenze nel mondo delle corse, ha anche un Master universitario in Race Engineering.  «I nostri studenti sono richiesti da team sia italiani che stranieri. Ci sono anche ragazze, ancora poche, solo il 5 per cento. Ma sono molto brave e più tenaci. Una studentessa di ingegneria quando è arrivata da noi non sapeva cosa fosse una chiave inglese, adesso è bravissima e molto richiesta. Le emozioni più belle? Quando ho guidato in Formula Uno, 3 piloti del mio team erano sul podio e quando mi sono arrivati i primi messaggi di ringraziamento degli studenti della scuola. Alle ragazze che sognano di lavorare in questo mondo dico: non mollate, potete farcela».

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