Istat, aumentano le diseguaglianze e turni notturni per le donne. Più difficile conciliare casa e lavoro

Istat, aumentano le diseguaglianze per le lavoratrici. Per le donne più difficile conciliare casa e lavoro
Istat, aumentano le diseguaglianze per le lavoratrici. Per le donne più difficile conciliare casa e lavoro
Venerdì 3 Luglio 2020, 11:45 - Ultimo agg. 13:53
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L'emergenza Covid ha aumentano le diseguaguanze, sul mercato del lavoro ne hanno risentito di più giovani e donne. E le mamme sono state messe a dura prova durante i mesi del lockdown. «Le difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro pesano soprattutto sulle donne», rileva il rapporto annuale Istat, segnalando che «il 38,3% delle madri occupate e il 42,6% se con figli da 0 a 5 anni, modificano orario o altri aspetti del lavoro per adattarli agli equilibri familiari, mentre i padri lo fanno in misura molto minore, rispettivamente 11,9% e 12,6%». Se i nidi e i servizi integrativi, «tradizionalmente strumenti di conciliazione», rivestono «una importante funzione educativa e quindi un ruolo nella riduzione delle diseguaglianze tra bambini», l'offerta di servizi per la prima infanzia, «carente e diseguale sul territorio, svantaggia le donne scoraggiandone la partecipazione e i bambini che non frequentano il nido perché costoso o non disponibile». Lo svantaggio «ricade soprattutto sui bambini delle famiglie meno agiate e sul Mezzogiorno. Tra le famiglie con bambini, va al nido il 13% di quelle più povere e il 31,2% di quelle più ricche. Nel Mezzogiorno, i posti disponibili nei nidi e nei servizi integrativi, pubblici e privati, in media non coprono il 15% dei bambini fino a 3 anni di età: cinque regioni del Centro-Nord hanno invece già superato il 33% di bambini al nido fissato come obiettivo europeo».

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LE SCUOLE
La chiusura delle scuole imposta dall'emergenza per il coronavirus, avverte il Rapporto annuale Istat, «può produrre un aumento delle diseguaglianze tra i bambini: nel biennio 2018-2019 il 12,3% dei minori di 6-17 anni, pari a 850.000, non ha un pc né un tablet ma la quota sale al 19% nel Mezzogiorno e scende al 7,5% nel Nord e al 10,9% nel Centro. Lo svantaggio aumenta se combinato con lo status socio-economico: non possiede pc o tablet oltre un terzo dei ragazzi che vivono nel Mezzogiorno in famiglie con basso livello di istruzione».


LE FAMIGLIE
L'Istat stima che «lo choc organizzativo da coronavirus possa aver interessato almeno 853.000 nuclei familiari con figli sotto i 15 anni: 583.000 coppie e 270.000 monogenitori. Si tratta di casi in cui l'unico genitore, o entrambi, svolgono professioni che richiedono la presenza sul luogo di lavoro e sono quindi a elevato disagio da conciliazione se non c'è l'aiuto dei nonni. Tra questi nuclei, sono 581.000 quelli con genitori occupati in settori rimasti attivi anche nella fase del lockdown».

LE DISEGUAGLIANZE
Rispetto alla qualità del lavoro aumentano le diseguaglianze a svantaggio delle donne, dei giovani e dei lavoratori del Mezzogiorno. Con maggiore frequenza si tratta di lavoratori a tempo determinato e parziale, specie involontario, che occupano posizioni lavorative ad alto rischio di marginalità e di perdita del lavoro. Tra le donne è alta, anche se non maggioritaria, la diffusione dei cosiddetti orari anti-sociali (serali, notturni, nel fine settimana, turni) che assumono grande rilevanza per la qualità del lavoro e la conciliazione con la vita privata. Più di due milioni e mezzo di occupati, di cui 767mila donne, dichiarano infatti di lavorare di notte; quasi cinque milioni, di cui 2 milioni donne, prestano servizio la domenica e oltre 3,8 milioni, 1 milione e 600mila donne, sono soggetti a turni.


LE REAZIONI
«Il Rapporto annuale e i dati sul Covid dell'Istat confermano le nostre preoccupazioni per quanto riguarda la condizione femminile. In Italia rischiano di aumentare le disuguaglianze, a partire dalla prima tra tutte: quella di genere. È per questo che si rendono necessari al più presto un Piano straordinario per l'occupazione femminile, un Osservatorio permanente sull'impatto di genere delle politiche, strumenti di condivisione della cura a partire dai congedi parentali più equi e investimenti sulla scuola e sull'infanzia, questi ultimi già annunciati dal governo». Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione d'inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere. «L'Istat - prosegue Valente - fotografa una disparità di fondo nella ripartizione tra donne e uomini del lavoro di cura e domestico. Il 38% delle donne (e il 46,2 se con figli da 0 a 6 anni) modifica orari di lavoro e carriera per i figli, contro il 12% degli uomini. In Italia le donne sono costrette a scegliere tra il lavoro e i figli o fare i salti mortali per conciliare i tempi a causa della carenza dei servizi all'infanzia, che diventa assenza al Sud, dove i bimbi e i ragazzi non accedono neanche all'istruzione online. Non solo, di fronte al calo dell'occupazione del 2019, a pagare di più sono ancora le donne e i giovani. Bisogna agire e fare in fretta».

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