Laura Coccia, atleta e politica: «Io, disabile vi racconto la mia gravidanza»

Laura Coccia
Laura Coccia
di Vanna Ugolini
Mercoledì 16 Ottobre 2019, 14:28 - Ultimo agg. 16:41
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Buongiorno Laura, come sta? «Oggi è una buona giornata, non ho molti dolori. Sto in piedi con il deambulatore. La pancia sta crescendo bene, sono entrata nel settimo mese». Nella pancia c'è un maschietto, si chiamerà Giacomo. Si muove già quando sente la voce del papà Luca, ma soprattutto è portato in giro da una mamma straordinaria. Ironica, divertente, ex deputata, assegnista di ricerca, atleta, figlia, moglie e futura mamma, per un caso del destino anche tetraplegica, Laura Coccia, 33 anni. Per capirci una che si è alzata dalla carrozzina e ha cominciato a correre in piedi quando ancora le gare riservate a disabili non c'erano e ha fatto le prime corse con i normodotati.
«Arrivavo dopo, ma arrivavo». Dopo, grazie anche a lei, quelle gare riservate sono arrivate e lì, spesso, arrivava prima.
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«Ho sempre cercato di vivere una vita il più possibile normale. Sono nata a 28 settimane e mi sono presa un'infezione. Sono diventata tetraplegica. Ho cercato di non farmi condizionare troppo». Ci sono stati tempi difficili, quelli dell'isolamento, della solitudine: «Ho passato tutte le elementare ghettizzata, in un angolo. Tipo soprammobile. Pensi che alla recita di Natale mi hanno fatto fare la grotta. Così stavo zitta e seduta». E' nel passaggio alle scuole medie che tutto cambia. Incontra Gianni Alessio, un insegnante di educazione fisica che le dice: «Alzati da quella carrozzina, corri. Puoi farlo». Che la iscrive alle gare nazionali con i normodotati:«Non sarà che ci rimane male se corre e poi perde?» «Lasciatelo dire a lei». Gianni apre la breccia, Laura sfonda il muro. 
Laura forse non aspettava altro. Si è alzata. Ha cominciato a correre e via via anche la sua disabilità migliorava. «Le prime gare le facevo con i pantaloni lunghi, per nascondere le cicatrici. Poi con quelli da ciclista. Alla fine è prevalsa la voglia di fare al meglio la corsa. Mi sono messa i pantaloncini corti. Ecco, sì, sono entrata in uno stadio pieno a correre con i normodotati, con tutte le mie cicatrici in vista». 
I compagni di classe delle elementari, che l'avevano vista «in versione soprammobile», non si capacitavano di vedere una Laura così.  «All'epoca non si chiamava bullismo, veniva preso sotto gamba. Ma mi sono ritrovata incollata alla sedia, mi hanno nascosto le scarpe, me ne sono successe parecchie». Laura però era impegnata in altre battaglie. Tipo quella di accettare il suo corpo. Di studiare, accettare le sconfitte e andare avanti, alla ricerca di questa vita "normale". «Il sogno delle Paralimpiadi sfumò: non c'era la gara di corsa femminile in piedi e non volli tornare indietro. Non volli tornare a fare quella in carrozzina. Una medaglia alle Olimpiadi è il sogno di ogni atleta, ma c'era una “medaglia" più importante, un risultato che non volevo cancellare».
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Quindi Laura comincia l'università, Erasmus in Germania. E quando torna in Italia, alla sua vita si affaccia Luca. «Ci siamo conosciuti perchè frequentavamo la stessa sezione del Pd. Lui mi ha chiesto di uscire. Io gli ho dato buca». Una volta sola, però. Tanto che ora c'è in arrivo Giacomo. Laura è #diversamenteincinta, come scrive nella sua pagina facebook e racconta ogni settimana la sua gestazione. Che, a parte qualche difficoltà in più a camminare e al mal di schiena, non ha poi niente di diverso dalle altre gravidanze. «Ho voglia di patatine fritte». Normale.
In realtà la decisione di comunicare la sua gravidanza è un'altra delle tante battaglie di Laura. «Tanti scambiano mio marito per mio fratello, la gravidanza per un eccesso di peso. Eppure si vede! La verità è che la gente non pensa che un disabile possa avere figli, un marito, un corpo fertile. Certo abbiamo bisogno di aiuti ma anche noi possiamo farlo». Adesso arrivano quindici giorni difficili. il traguardo delle 28 settimane, il tempo in cui lei è nata, di fretta. Ci pensa Laura? «In realtà non faccio altro che pensare a quello. A quel momento, a quella data. Chiedo rassicurazioni a mia madre, i controlli vanno bene, ma quel numero, quella data mi mettono un po' di preoccupazione. Però ogni gravidanza è una storia a sè». Una storia, quella di Laura, straordinariamente normale.
 
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