Giorgia Butera di Mete Onlus: «Comprare una bambina di 12 anni è un crimine anche se sei Montanelli»

Il murales per la bimba eritrea sposata da Montanelli
Il murales per la bimba eritrea sposata da Montanelli
Mercoledì 17 Giugno 2020, 17:43
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«Comprare una bambina di 12 anni è renderla tua moglie è un crimine, anche se sei Montanelli». Giorgia Butera, presidente di Mete onlus non vuole sentire parlare di tradizione culturale. «Ciò che dovrebbe avvenire è una condanna unanime, solo in questo modo si restituirebbe dignità alle milioni di bambine rese schiave sessuali in seguito ai matrimoni precoci - dice -Tanto si è fatto in questi anni in termini di sensibilizzazione, attuazione buone pratiche e dialogo istituzionale affinché si intervenisse giuridicamente».

«Insieme a Sara Baresi (Presidente Protea HR) abbiamo portato il nostro impegno "Sono Bambina, Non Una Sposa" al Consiglio delle Nazioni Unite di Ginevra, siamo intervenute in Commissione Giustizia e Commissione Straordinaria Diritti Umani in Senato, incontriamo da anni le diverse comunità, e siamo punto di riferimento per tutte le ragazze (presenti anche su territorio italiano) costrette a subire l'unione forzata - aggiunge Giorgia Butera - La dobbiamo smettere di ritenere che si tratti di tradizione culturale, provate a chiedere ad una bambina di 12 anni se è felice di essere data in sposa. Provate a chiedere ad una giovane ragazza se è felice di subire un matrimonio forzato». «Risuona forte il senso di discriminazione razziale, in Africa tutti fanno così. Non possiamo accettarlo, e non dobbiamo accettarlo. In Occidente gli stessi accadimenti sarebbero considerati atti di pedofilia», conclude Giorgia Butera.

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«La memoria del passato è la base su cui costruire il futuro e spesso serve per non perpetrare negli stessi orrori. Rimuovere la statua di Montanelli o le strade a lui intestate non risolverà il problema delle spose bambine, ma è urgente attuare leggi severe internazionali per che altre vittime non vengano usate, abusate, stuprate e vendute come Destá», afferma così Tiziana Ciavardini, antropologa e consulente di Mete Onlus. «Ed allora, il nostro auspicio è che avvenga una presa di coscienza collettiva, le bambine devono essere amate e rispettate in qualunque parte del mondo essi si trovino - dice Butera - I matrimoni precoci e spesso forzati trovano profonde radici negli squilibri di potere tra donne e uomini, in stereotipi e leggi che rispecchiano l'idea che la donna debba ricoprire un ruolo sociale e familiare subalterno, regolato da modelli patriarcali, sul consenso al controllo sociale sul corpo e sulle scelte sessuali delle donne». Giorno 3 luglio nella città di Palermo si svolgerà una nuova iniziativa a tutela delle spose bambine, andrà in scena uno spettacolo teatrale con la regia di Alessandro Ienzi. Sarà presente Pino Apprendi (Presidente Antigone Sicilia), che in quella occasione lancerà una proposta. Tra le altre iniziative, Mete Onlus sta lavorando ad un cortometraggio sull'alto tema delle spose bambine e dei matrimoni precoci e forzati, regia di Wajahat Abbas Kazmi.

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