Naomi Watts: «Io, giornalista molestata, porto sullo schermo il coraggio delle donne»

Naomi Watts: «Io, giornalista molestata, porto sullo schermo il coraggio delle donne»
di Ilaria Ravarino
Sabato 22 Giugno 2019, 07:52
4 Minuti di Lettura

In Italia, dove lo scandalo ha fatto meno rumore, arriverà in autunno su Sky. Ma negli Stati Uniti, dove è attesa a fine mese come una bomba, la storia dell'ascesa e della caduta del dirigente di Fox News Roger Ailes, raccontata nella miniserie The Loudest Voice, sta già facendo parlare di sé. Al centro della serie, divisa in 5 capitoli ambientati fra il 1995 e il 2012, c'è lo scandalo che ha travolto Ailes nel 2016, accusato di molestie sessuali prima da una delle sue giornaliste, Gretchen Carlson, e dopo pochi mesi da altre venti. Non un uomo qualsiasi, Ailes, ma un potente guru dei media che fu consulente di tutti i nomi più in vista del partito repubblicano, ultimo in ordine di tempo anche Donald Trump. Nei panni del tycoon la serie arruola un irriconoscibile Russell Crowe, in quelli della sua fiera accusatrice - e pioniera del #metoo - Naomi Watts, che dopo Gypsy e Twin Peaks, e poco prima di vestire i panni di una dark lady in Bloodmoon, prequel de Il Trono di Spade, torna sul piccolo schermo «per una storia in cui si riconoscerà ogni donna».

Patricia Arquette al Sardegna Festival: «Sui set, training contro le molestie»
 

 


Perché ha accettato il ruolo?
«È stato un privilegio. È una storia di sopravvivenza e di autoconsapevolezza femminile che spero di aver portato sullo schermo responsabilmente e con rispetto».

Oggi Gretchen Carlson è un'icona.
«Ma a che prezzo? Ha perso il lavoro e la carriera, ed era una che al lavoro teneva molto. Aveva puntato tutta la sua vita su quello, ha idea di cosa significhi giocarselo in un attimo? È una storia che spezza il cuore, la sua».

Se ci fosse stato il #metoo sarebbe cambiato qualcosa?
«Certo. Lei ha parlato prima delle altre, e senza avere un movimento alle spalle. Per denunciare serviva un coraggio incredibile. Ha sopportato un ambiente tossico e misogino per anni, finché a un certo punto si è ribellata. E un anno dopo, con Harvey Weinstein, la storia si è ripetuta. Ma stavolta le donne hanno fatto gruppo, hanno reagito insieme a un problema ormai evidentemente diventato sistemico».

E da allora cosa è cambiato?
«Tanto, mi creda. Cambiamenti significativi, magari non così evidenti. Ma davanti e dietro alla macchina da presa, a Hollywood, è cambiato qualcosa. Le donne vengono ascoltate, incoraggiate, incluse. Il #metoo e il Time's Up hanno davvero rivoluzionato il nostro mondo».

Ma la pressione sulle donne, in termini di aspettative, non sembra cambiata.
«E invece sì. Fino a qualche tempo fa, a quarant'anni eri considerata fuori mercato. Oggi quando vado sul red carpet voglio essere bella, e mi faccio aiutare: scelgo abiti che mi stanno bene, trucco e pettinatura. Ma è una mia scelta. Sono io che controllo il mio aspetto, non me lo ordina nessuno».

Sul set con Crowe avete avuto imbarazzo a girare le scene di molestie?
«Abbiamo avuto tempo per provare le scene più difficili, ma certamente è stato un set particolare. Eravamo molto concentrati, sapevamo di maneggiare una materia pericolosa e delicata. Prima di mettermi le mani addosso Russell mi avvertiva, e ogni volta che la scena implicava una molestia si comportava con grande rispetto. Abbiamo preso il lavoro seriamente».

Ha incontrato la vera Gretchen?
«No, non volevo rischiare di farne un'imitazione. Ho letto il suo ultimo romanzo, ho studiato la sua postura e la voce quando annunciava le news. È stato molto utile guardare i backstage di Miss America, in cui si capiva già che la giovane Gretchen sarebbe andata lontano: disciplinata, appassionata, decisa. Ho provato a raccontarla a partire dal suo cuore».

Quanto è ancora tossico il sistema politico americano?
«Il moderno partito conservatore è figlio di quella cultura machista e misogina. Roger Ailes conosceva i media e sapeva manipolarli: con il suo operato ha fatto grandissimi danni».

La gente non vuole essere informata, vuole sentirsi informata, diceva. Colpa sua o della gente?
«È nato prima l'uovo o la gallina? Ailes è stato furbo a capirlo prima degli altri.
La sua Fox ha cambiato il modo di fare informazione. Ha saputo intercettare la pancia del paese e cavalcare la paura che cresceva nelle pieghe della società. Quel che ha fatto è spaventoso. Viviamo in un'epoca spaventosa. E io sono felice se posso portare un po'di luce in questi tempi bui».

© RIPRODUZIONE RISERVATA