Nives, la signora che ha raggiunto tutti i 14 "ottomila" dell'Himalaya:«Ecco dove trovo la mia forza»

Nives Meroi, 58 anni
Nives Meroi, 58 anni
di Stefano Ardito
Sabato 1 Giugno 2019, 11:36 - Ultimo agg. 15:29
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Una volta l’altissima quota era un club al maschile. Hillary e Tenzing sull’Everest, Compagnoni e Lacedelli sul K2, Bonatti e Mauri sul Gasherbrum IV. Le imprese solitarie di Reinhold Messner, il primo a raggiungere tutti i 14 “ottomila” himalayani. Poi è arrivata Nives. Una signora dal sorriso gentile, nata a Bergamo nel 1961 e trasferita da bambina in Friuli. Vive ai piedi delle Alpi Giulie, a un chilometro dal confine tra l’Italia e la Slovenia. Arrampicata sportiva e alpinismo in estate, scialpinismo e cascate di ghiaccio d’inverno.

Nel 1998, con il marito Romano Benet, tarvisiano, Nives Meroi ha iniziato la sua collezione sul Nanga Parbat, 8125 metri, in Pakistan. Poi, una spedizione dopo l’altra, i due hanno salito l’Everest, il K2, il Dhaulagiri, il Makalu. L’impresa si è conclusa da poco sugli 8091 metri dell’Annapurna. Il momento più drammatico è arrivato nel 2012 sul Kangchenjunga, la terza vetta della Terra. Romano si è sentito male a 7200 metri di quota, ha detto a Nives di continuare da sola, e lei ha immediatamente rifiutato. I due sono scesi insieme, al ritorno in Italia a Romano è stata diagnosticata un’aplasia midollare severa.

«È stato in isolamento per mesi, ha avuto bisogno di due trapianti. Ma è guarito, siamo tornati in montagna e siamo riusciti a completare la collezione» racconta l’alpinista. La terza donna della storia a salire le 14 vette più alte della Terra, l'unica italiana. Dopo aver completato con l’Annapurna, in Nepal,(senza ossigeno e climbing sherpa) la “collana” dei suoi quattordici tetti del mondo (era la primavera del 2017) ecco un libro a sua firma su quest’ultimo successo: “Il volo del corvo timido” (Rizzoli). La sua terza opera dopo “Sinai” con Vito Mancuso (Fabbri 2013) e “Non ti farò aspettare” (Rizzoli 2015). «Una scalata d’altri tempi - racconta - fatta di rispetto per la montagna e fiducia negli altri. A dimostrazione che in natura non esiste forza più formidabile dell’alleanza tra persone, della solidarietà e della collaborazione. Un atto di ribellione all’individualismo del nostro tempo».

A fare di Nives un personaggio, oltre alla sua forza in montagna, è la sua capacità di raccontare. Per anni, nelle sue conferenze, oltre che di sesti gradi e bivacchi ha parlato di Saffo e di Flaubert, di letteratura e di condizione femminile. «Oggi - dice - siamo nell’era dell’impazienza: un’epoca convulsa, distratta e frettolosa, dove l’importante è fare presto. Schizzare qua e là in un lampeggiare di fatti ed emozioni senza nemmeno girarsi un attimo a guardarli, infettati dall’ansia di rincorrere un tempo che si contrae come in un vortice e divora se stesso. Mi addolora vedere che la fretta, soprattutto nelle donne, si è impadronita anche del tempo libero...».