La parità di genere? Si può misurare e certificare: ecco il "bollino rosa" per le aziende

La parità di genere? Si può misurare e certificare: ecco il "bollino rosa" per le aziende
di Vanna Ugolini
Sabato 13 Luglio 2019, 15:59
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La parità di genere? Non è una parola astratta e nemmeno un'opinione. Anzi si può misurare. E porta anche dei benifici alle aziende, quello che in economia si chiama "vantaggio competitivo", anche questo misurabile.
La ricerca. La ricerca è stata fatta da Winnig Women Institute, un'associazione no profit che si occupa di parità di genere nelle aziende. E che ha ideato una serie di parametri che, se vengono applicati in un' azienda, le permettono di ricevere il "bollino rosa". Attenzione, non si tratta solo di numeri (quante donne assunte, il livello di stipendio percepito) ma, anche di modificare i processi aziendali e l'organizzazione stessa del lavoro. 

Le aree di indagine ll modello di certificazione di Winning Women Institute, il Dynamic Model Gender Rating, prevede 4 dimensioni di indagine, ognuna delle quali rileva di alcuni indicatori chiave. A seconda dell’esito dei dati rilevati, l’azienda potrà ottenere o meno la Gender Equality Certification.
L’analisi si basa su 4 aree di indagine: 
Opportunità di crescita in azienda per le donne e cioè quante donne sono in azienda e che ruolo ricoprono.
Equità remunerativa e processi gestionali e cioè il confronto fra i salari di uomini e donne a parità di ruolo e anzianità e la percentuale di promozione su base annua.
Politiche per la gestione della Gender Equality e cioè tutti gli strumenti messi in atto dall'azienda per favorire la presenza di donne, compresi interventi di analisi sulla percezione delle pari opportunità.
Policy per la tutela della maternità e cioè tutte le iniziative volte alla tutela della maternità e alla sua valorizzazione e tutte le buone prassi messe in atto per favorire il rientro delle donne al lavoro dopo la maternità.

Tre balzi verso il Gender Equality. Come si diventa un'azienda certificata in cui le donne che vi lavorano possono trovare lo spazio e la possibilità di realizzare il proprio talento alla pari degli uomini? Secondo il Wwi, che si fregia di essere il primo in Italia a quantificare il Gender Equality aziendale in Italia, un'impresa deve compiere tre balzi in avanzi che «riguardano l'organizzazione del lavoro, la gestione delle risorse umane e le politiche aziendali».
Sul sito del Wwi a spiegare questo percorso è lo stesso fondatore dell'associazione no profit, Patrick Forestieri. Il primo step è il pre audit, durante il quale si fa un'analisi dell'organizzazione aziendale e si redige un report che riguarda le quattro aree di analisi sopra indicate. Il secondo step prevede «che l'azienda sostenga un Audit sugli indicatori previsti dal modello di Wwi da parte di un ente terzo», che per il Wwi è la società di revisione Ria Grant Thornton. Questo passo serve a stabilire la correttezza e la trasparenza del processo di certificazione. Infine c'è il momento della comunicazione, dove li risultati e le buone prassi dell'azienda diventano un biglietto da visita per l'esterno e anche un esempio per le altre imprese che vogliono seguire questa strada.

Donne a casa, un autogol. Secondo le ricerche fatte dal Wwi lasciare a casa le donne è dannoso per le aziende stesse.Lo dimostrano anche i risultati dell’ultimo Global Gender Gap Report 2017 redatto dal World Economic Forum. Il divario tra uomini e donne nel nostro paese ha fatto piombare l’Italia all’82esimo posto nella classifica su 144 paesi. 
«Più equilibrio tra uomini e donne, più profitti in azienda - spiegano gli esperti del Wwi- A confermarlo studi e ricerche. Secondo l’indagine del Gruppo Sodexo, il giusto bilanciamento tra i sessi nelle aziende apporta numerosi e concreti vantaggi. La presenza femminile nei team influenza positivamente l’andamento delle company creando benessere e potenziando il business. Infatti, per avere prestazioni ottimali, la proporzione perfetta nei team si aggira tra il 40% e il 60%. E nel 2016 il tasso di partecipazione dei dipendenti, o “employee engagement”, ha registrato un +12% nelle società dove c’è gender balance rispetto a quelle dove non sono bilanciati». Ma gli esempi e le conferme sono tante. Basterebbe solo crederci di più.

 

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