In aula Giulia seguiva alcuni studenti delle medie extracomunitari che, con la didattica a distanza, hanno avuto naturalmente più problemi. «Facevo già didattica uno a uno e questo di sicuro ha agevolato la creazione del progetto, ma se fossi una docente curricolare forse con una classe di venti ragazzi non sarebbe possibile. Con loro la didattica online aveva dei gap veramente molto ampi».
Lezioni sottocasa, con le scuole chiuse. «I riscontri che ho avuto da parte loro sono stati molto positivi, perchè mi hanno detto di essere un po' stanchi di ritrovarsi tante ore davanti al computer. La cosa principale che mi ha fatto scattare l’idea è stato che di solito in presenza, per spiegare una cosa, ci metto dieci minuti, mentre con la didattica online ci ho messo anche un’ora intera. Quindi principalmente tutto è nato dalla frustrazione, mia e dei ragazzi, data da un momento di emergenza come quello attuale.
Quando uno è in difficoltà forse riesce a trovare delle soluzioni a queste difficoltà. Tutti gli insegnanti, secondo me, hanno avuto il loro ruolo in questo periodo e sorridendo a volte mi viene da dire quasi grazie a questa emergenza che mi ha dato modo di svilupparmi a livello creativo».
Giulia Zaffagnini dallo scorso mese di settembre segue Kaltra, Modou, Sharif e Battista, quattro ragazzi tra gli 11 i 14 anni che frequentano la scuola secondaria di primo grado Bendand. Da un’abitazione all’altra, un paio di volte a settimana, un’ora per ciascun alunno. «Al sopraggiungere dell’emergenza - dice la preside Marisa Tronconi - mentre tutti si sono organizzati per portare avanti la didattica a distanza, Giulia ha avuto un’idea geniale: non si tratta di una scuola alternativa, ma dettata dall’emergenza, possibile per disponibilità personale, perché gli alunni da seguire sono pochi, quindi fattibile. Rientra nei tentativi di comunicazione, di creare quell’empatia che dietro a un personal computer è pressoché impossibile. Con le scuole dell’infanzia stiamo tentando con un ristretto numero di bambini per volta anche lezioni al parco».