Save the Children: «Con la pandemia 1,4 milioni di ragazze in Italia rischiano di trovarsi senza lavoro né studio»

Save the Children: «Con la pandemia 1,4 milioni di ragazze in Italia rischiano di trovarsi senza lavoro né studio»
Martedì 17 Novembre 2020, 19:43
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Senza scuola, senza lavoro, senza formazione: un limbo drammatico, accelerato dall'emergenza Covid, in cui rischiano di ritrovarsi circa 1,4 milioni di ragazze del nostro Paese tra i 15 e i 29 anni. La denuncia arriva da Save the Children, che a pochi giorni dalla Giornata Mondiale dell'Infanzia e dell'Adolescenza pubblica l'XI Atlante dell'infanzia a rischio in Italia 'Con gli occhi delle bambine. Il quadro che ne emerge è preoccupante: già prima della crisi 1 minore su 9 viveva in povertà assoluta, c'erano asili nido solo per il 13,2% dei bambini e la dispersione scolastica si attestava al 13,5%. Oggi il Coronavirus è un acceleratore delle diseguaglianze: bisogna intervenire subito nelle «zone rosse della povertà educativa».

Bambine e ragazze

«Già prima del Covid l'ascensore sociale era fermo - spiega la dg di Save the Children Italia Daniela Fatarella - È un Paese che aveva già dimostrato di aver messo l'infanzia agli ultimi posti tra le priorità e che di fronte alla sfida sanitaria e socioeconomica stenta a cambiare strada.

Se per uscire dalla crisi intende scommettere sulle donne, dovrà partire dalle bambine». È un Paese difficile in particolare per le loro: nella condizione di 'neet' già è intrappolata una ragazza su 4, con picchi attorno al 40% in Sicilia e in Calabria; ma anche nei territori più virtuosi, come il Trentino-Alto Adige, le ragazze sono quasi il doppio dei ragazzi. Anche le neolaureate hanno più difficoltà a trovare lavoro: -10% contro il -8% dei maschi, che guadagnano comunque il 19% in più. Non sono gli unici numeri da allarme rosso che si incontrano sfogliando l'Atlante, a cura di Vichi De Marchi e arricchito tra l'altro dal contributo di 7 famose scrittrici.

Le periferie educative

Ne emerge un quadro di «periferie educative», causate dalla povertà su cui «s'è abbattuta la scure dell'emergenza Covid» che rischia ancor di più di allargare le diseguaglianze, se è vero che già prima della pandemia l'11,4% dei minori (1,13 milioni) si trovava in povertà assoluta; più di 1 minore su 5 vive in condizioni di povertà relativa, con record in Calabria (42,4%) e Sicilia (40,1%). Sullo sfondo c'è lo 'smottamento demograficò: negli ultimi 10 anni abbiamo perso oltre 385 mila minori e oggi essi rappresentano il 16% del totale della popolazione. Solo nel 2019 l'Italia con poco più di 420 mila nascite ha segnato un -4,5% rispetto all'anno precedente e a fine 2020, anno della pandemia, potrebbe conoscere una ulteriore riduzione di 12 mila unità. A compensare, solo i minori stranieri che oggi sono l'11% del totale.

Didattica a distanza

Di pari passo l'aumento della povertà educativa: già il nido è un privilegio per pochi, ma anche al di fuori della scuola le opportunità di crescita culturale per i giovani sono basse: nel 2018-2019 il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni non leggeva neanche un libro extrascolastico all'anno. «Scuole a singhiozzo e didattica solo a distanza - afferma la direttrice dei programmi Italia-Europa di StC Raffaela Milano - stanno producendo non solo perdita di apprendimento, ma anche di motivazione. L'Atlante indica con chiarezza le 'zone rossè della povertà minorile e della dispersione, dove è necessario intervenire subito». Gli effetti della pandemia, ora, rischiano di essere ancor più pesanti sulle femmine, nonostante dai dati dell'Atlante bambine e ragazze siano più brillanti dei loro coetanei: leggono più dei maschi e hanno performance scolastiche migliori. L'istruzione è percepita, per loro, come il principale fattore protettivo: si laureano un terzo delle giovani, a fronte di solo un quinto dei ragazzi. Nonostante questo, il nostro Paese ha uno dei tassi di occupazione femminile più bassi in Europa. Inoltre bambine e ragazze accumulano lacune nelle materie scientifiche già dal secondo anno della primaria. Tutti fattori che vanno a costruire il gap di genere nel numero dei neet: in Italia, le giovani in questa condizione sono il 24,3% contro il 20,2% dei maschi, rischiando entro la fine dell'anno di toccare quota 1 milione e 140 mila. 

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