Roma, molestò una collega in ufficio: vigile urbano condannato a 2 anni

Roma, molestò una collega in ufficio: vigile urbano condannato a 2 anni
Giovedì 28 Novembre 2019, 12:39 - Ultimo agg. 13:07
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Riduzione in appello della condanna per Angelo Zuppante, il 58enne ex vigile urbano di Roma che secondo l'accusa nel settembre 2015 molestò e perseguitò una collega. Portato a giudizio per violenza sessuale e stalking aggravati dal fatto commesso con abuso di relazioni di ufficio e condannato in primo grado a tre anni e mezzo di reclusione, Zuppante si è visto ridurre in appello la condanna a due anni e tre mesi di reclusione. La riduzione è stata motivata con l'assoluzione dall'imputazione di stalking (con la formula perché il fatto non sussiste) e per la concessione dell'attenuante della minore entità del fatto che è stata ritenuta prevalente sull'aggravante dell'abuso di relazioni d'ufficio contestata. Secondo l'accusa, l'uomo aveva preso di mira la collega con vessazioni che avvenivano anche all'interno dell'ufficio. Un incubo quotidiano che portò la donna a sporgere denuncia nei suoi confronti.

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In particolare la vittima - che dovrà essere risarcita, così come il Comune di Roma, costituitosi parte civile con l'avvocato Enrico Maggiore dell'Avvocatura capitolina - raccontò di essere stata oggetto anche di molestie sessuali in diverse circostanze. Secondo l'accusa quel 6 settembre 2015, l'uomo quel giorno - si legge nel capo d'imputazione - «dopo aver atteso la collega all'uscita dall'ufficio ed essersi avvicinato alla vettura della donna adducendo di volerle parlare riservatamente dicendole che sapeva della sua richiesta di trasferimento e che 'l'avrebbe corteggiata fino a che non se ne fosse andatà, al reiterato rifiuto della stessa di accettare le sue continue lusinghe poste in essere anche sul luogo di lavoro, con violenza, consistita nell'agire immediato e repentino tale da non consentire alcuna difesa alla vittima, si introduceva nel finestrino della vettura della donna seduta al volante e con gesto improvviso la costringeva a subire atti sessuali».

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