Rivoluzione digitale, è l'ora delle ragazze: il caso dell'azienda con più laureate Stem

Rivoluzione digitale, è l'ora delle ragazze: il caso dell'azienda con più laureate Stem
Rivoluzione digitale, è l'ora delle ragazze: il caso dell'azienda con più laureate Stem
di Maria Lombardi
Sabato 4 Luglio 2020, 15:07 - Ultimo agg. 22:56
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Il futuro, dopo il Covid, corre ancora più veloce. Per stargli dietro bisogna avere i numeri. Perché l'avvenire sarà sempre più una questione matematica e dunque serve investire su chi sappia maneggiare formule e algoritmi per superare la grande crisi. E soprattutto sulle donne. Le aziende cercano esperti di calcoli, gli atenei non ne offrono abbastanza. C'è tanto da recuperare per colmare il divario: solo un giovane su cinque nei paesi europei - meno di due milioni ogni anno - si laurea nelle cosidette materie Stem, acronimo ormai popolarissimo che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics. E le ragazze sono ancora troppo indietro.

LA COMMISSIONE
La rivoluzione digitale ha bruciato i tempi con l'emergenza coronavirus, un'accelerazione inaspettata e precipitosa. Nei giorni del lockdown le nostre case sono diventate uffici, scuole, palestre, bar. Blindati e connessi. E adesso non c'è più tempo da perdere, anche le giovani devono diventare protagoniste del cambiamento e non restare ai margini, come è stato finora. Lo raccomanda la Commissione Ue nel piano appena presentato per l'università del post-pandemia: servono meno filosofi e più scienziati. Le discipline scientifico-matematiche per Bruxelles «fondamentali per guidare la doppia transizione verso un'economia verde e digitale, in un momento di rapida innovazione tecnologica - si legge nel documento approvato dai commissari - le aziende hanno bisogno di persone con competenze di alto livello». E bisogna pensare soprattutto alle ragazze, aggiunge la Commissione, con progetti per spiegare loro quante opportunità si aprono con una laurea Stem e per attrarle, sin dalle scuole, a questi studi.
Lo stesso obiettivo della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti che ha deciso di investire due milioni di euro in progetti destinati a far scoprire e appassionare al mondo dei numeri soprattutto bambine e ragazze, dai 4 ai 19 anni. «Era una delle proposte della task force Donne per un nuovorinascimento, la realizziamo subito - ha spiegato la ministra - perché tutte siano al passo con le sfide e i lavori di domani, e per superare gli stereotipi e quei pregiudizi secondo cui il mondo delle materie Stem sarebbe esclusivamente per gli uomini. Le disuguaglianze iniziano da piccole, ripartiamo dall'educazione».

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LE DIFFERENZE
Stereotipi, pregiudizi, l'idea mai superata che le bambine siano più brave nella lettura che nei calcoli nonostante gli studi dei neuroscienziati smentiscano. E anche le pagelle dicano il contrario: alle medie quasi il 40% delle ragazze ottengono un voto superiore a 9 nelle materie scientifiche rispetto al 30% dei ragazzi. Fatto sta che oggi in Italia solo 12 donne su 1000 sono laureate in disciplice Stem, e comunque faticano più degli uomini a trovare un lavoro e quando lo trovano guadagnano di meno.
Appena il 18% delle iscritte alle università - secondo l'Osservatorio Talents Venture 2019 - frequenta un corso in scienza, tecnologia, matematica e ingegneria. Le ragazze si laureano con voti migliori dei ragazzi (103 contro 101) e prima, il 46% delle studentesse completa gli studi in corso, contro poco meno del 43% degli uomini.
Il sud supera il nord, la media delle scienziate è più alta di quella nazionale (il 19,2), la regione in testa alla classifica è l'Abruzzo. Nel complesso però l'Italia va meglio di altri paesi, la percentuale di donne che frequenta corsi Stem - sul totale degli iscritti in queste discipline - è pari al 36% contro una media europea del 32.
Tuttavia, queste migliori performance all'università non sono riconosciute dal mercato del lavoro. Dopo cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione degli uomini laureati nei corsi Stem (92%) è più elevato di quello delle donne (85%). Un gap notevole anche negli stipendi. I laureati guadagnano il 25% in più delle laureate. Per non parlare delle carriere, solo 1 manager Stem su 5 è di donna.

LE IMPRESE
Ma qualcosa comincia a muoversi, anche nel mondo del lavoro. E ci sono realtà dove le laureate Stem sono quasi la maggioranza. È il caso della Sacco System, polo biotech per l'innovazione alimentare e farmaceutica. «Su 124 dipendenti donne, ben 61 hanno lauree Stem - spiega Viola Verga, biotecnologa e manager che nell'azienda di famiglia ricopre il ruolo di Business Project Development - sono state scelte seguendo un criterio meritocratico, ma ci fa piacere che siano donne in gamba e abbiano alle spalle studi scientifici. Gli uomini con queste lauree sono il 27% rispetto al 50% sul numero totale delle donne. Mentre gli uomini sono più focalizzati su un obiettivo, le donne sono più poliedriche e hanno una visione più ampia. Le due cose insieme risultano vincenti». La sede milanese della Alnylam, azienda americana biotech che si occupa di sviluppo di farmaci, conta il 60% di donne principalmente con lauree scientifiche. «In ambito farmaceutico le materie Stem aprono a prospettive poco conosciute ed estremamente gratificanti», spiega Claudia Cravesana, direttore medico di Alnylam Italia.

LA CAMPAGNA
Come avvicinare le ragazze a questi percorsi e recuperare il gap? «Informandole, facendo loro capire cosa si fa nelle aziende e quali ruoli si possono ricoprire avendo alle spalle questo genere di studi», aggiunge Viola Verga. Sacco System e Alnylam sono tra le aziende che hanno preso parte al progetto Deploy your Talents, campagna europea promossa da CSR Europe e realizzata in Italia dalla Fondazione Sodalitas, con l'obiettivo di far comprendere ai ragazzi delle scuole l'importanza degli studi tecnico-scientifici, mostrare loro i tanti mestieri che può fare chi ha seguito questi percorsi e soprattutto superare gli stereotipi. Un'iniziativa che ha coinvolto finora 33 imprese e 2.300 studenti. «I ragazzi e le ragazze non avvertono alcuna differenza nell'affrontare questi studi e ignorano gap di genere e stereotipi», spiega Carla Franceschini, matematica, ex manager Stem in pensione e adesso volontaria della Solidas. «Salvo poi scoprirlo nel mondo del lavoro. Io stessa, dopo aver sfondato più di un tetto di cristallo, ho sempre guadagnato meno dei miei colleghi. E non si capisce il perché sia ancora così». Già, qualcuno ce lo spieghi.
 

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