La mamma di Marisol, vittima del terremoto a 18 mesi: «La sento sempre accanto a me»

I cuoricini di Marisol, piccola vittima del sisma La mamma: «La sento sempre accanto a me»
I cuoricini di Marisol, piccola vittima del sisma La mamma: «La sento sempre accanto a me»
di Rosalba Emiliozzi
Lunedì 19 Agosto 2019, 15:10 - Ultimo agg. 21 Agosto, 19:46
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Marisol, un nome che sprizza vita. Com'era la bimba di 18 mesi che il terremoto ha strappato ai loro genitori. Sono passati tre anni da quel terribile 24 agosto. E Marisol, il suo sorriso, è nei ricordi di tutta l'Italia. Un angioletto che ancora oggi accompagna mamma e papà. «La sento ovunque - racconta la mamma, Martina Turco, 31 anni, originaria dell'Aquila e sposata ad Ascoli Piceno con il veterinario Massimiliano Piermarini, 31enne - spesso quando andiamo a fare la spesa, ad esempio, al supermercato i miei occhi si posano sempre su dei cuoricini che spiccano su cartoline o altri oggetti, oppure quando cucino le cose che preparo d'improvviso si dispongono come un piccolo cuore. Pensi che la nostra seconda bambina è nata con una voglia a forma di cuore su una gambetta». E il pensiero va subito a Marisol. «Ne parliamo tra mamme e questa cosa non succede solo me, ma anche a un'altra madre che ha perso con il terremoto un bambino piccolo», dice Martina che si occupa di make up artist e truccabimbi.

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Massimiliano e Martina sono molto uniti. Questa è la loro forza. «Marisol era dolce, solare, allegra, una bambina bellissima - prosegue la mamma -  abbiamo sofferto molto e, a volte, tornano il dolore, la rabbia». Torna il ricordo buio di quella notte, il 24 agosto del 2016 quando la famiglia Piermarini era in vacanza nella casa dei suoceri ad Arquata del Tronto, piccolo centro montano in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche, che d'estate pullula di turisti e di romani. Stavano dormendo tutti e tre insieme nel lettone grande, con Marsiol al centro quando è arrivata la scossa micidiale (sesto grado) delle 3.36. «Ho udito uno stridolio, poi un'esplosione, ho capito subito che era il terremoto. Ho abbracciato la bambina e mi sono messa sopra di lei per farle da scudo, Massimiliano con il corpo si è messo sopra di noi per proteggerci». Intanto le stanze si muovevano, «una dentro l'altra, come un effetto domino - racconta mamma Martina - scorrevano verso destra, crollava tutto, la parete accanto è entrata dentro la camera e la camera è stata scaraventata fuori. Vedevo le stelle, ero a testa in giù, c'era una trave sopra di me, avevo le gambe imprigionate. Anche Massimiliano era sotto le macerie, non si poteva muovere, sentivo la sua voce, chiamavo la bambina, ma lei non ha mai risposto. Il primo soccorritore ad arrivare è stato un ragazzo, da sotto le macerie gli ho detto di cercare la piccola, ma non è riuscito a trovarla. Marisol era a pochi metri da noi, abbiamo capito subito che non c'era più».
 

 


La piccola è stata tirata fuori dai vigili del fuoco 5 ore dopo, uno strazio. Era bellissima, il sorriso dolce. «Per mesi abbiamo vissuto malissimo» racconta la mamma, che è stata ricoverata a lungo all'ospedale di Torrette di Ancona per un problema di schiacciamento al rene e la frattura di diverse costole. Ferito anche il papà, ma in modo meno grave tanto da poter andare al funerale solenne al palasport di Ascoli Piceno. L'immagine indelebile del dolore, il papà con le bende abbracciato al capo dello Stato, Sergio Mattarella, dietro al feretro bianco della piccola Marsiol, avvolta nella bandiera con i colori di Porta Piazzolla della Quintana di Ascoli. «Tante volte ho pensato: forse non dovevamo andare ad Arquata e Marsiol ora sarebbe ancora con noi, ma ciò che è successo non era prevedibile, non avevamo avuto avvisaglie, la bimba ci ha lasciato senza soffrire - dice la mamma - Faccio il truccabimbi e spesso mi capita di incontrare bambini negli ospedali, alcuni affrontano gravi malattie, stanno molto male. Questo alla mia Marisol, almeno, è stato risparmiato».

Martina ha lasciato indietro la tristezza e pian piano ha ripreso in mano la sua vita. E le sono accadute cose meravigliose. A dicembre 2016 è rimasta di nuovo incinta, l'11 giugno di due anni fa si è sposata con Massimiliano all'Aquila e la seconda figlia è nata il primo settembre del 2017.  La bimba spesso guarda le foto della sorellina che non c'è più e la mamma l'ha già portata nella zone del sisma: Arquata, nell'area accessibile, e L'Aquila. Perché Martina è scampata al sisma del 2009 che ha distrutto il capoluogo di regione dell'Abruzzo: appena un mese prima si era trasferita a Teramo per frequentare l'università. Poi quando è rimasta incinta di Marisol, si è trasferita ad Ascoli, città d'origine del futuro marito. «Sono tornata all'Aquila ed è tutto fermo come 10 anni fa - dice - nel mio paese, Lucoli, non c'è più gente, se ne sono andati tutti. Arquata rischia di fare la stessa fine? Se non si ricostruiscono le case sì. Lo Stato dovrebbe prevedere agevolazioni per i turisti e i romani che vogliono rifare le abitazioni anche a loro spese. Molti vorrebbero tornare al paese, ma al momento è inaccessibile, è tutto fermo». Questo è il problema dei centri rasi al suolo tre anni fa, è tutto come congelato.

Per celebrare la ricorrenza e soprattutto per non dimenticare le 300 vittime del terremoto del 2016, il 23 agosto ci sarà la terza fiaccolata ad Arquata del Tronto.
La notte tra venerdì e sabato, a Pescara del Tronto alle 2.30, messa celebrata dal vescovo Giovanni D’Ercole, e testimonianze dei sopravvissuti. Il 24 agosto, alle 18, il parroco arquatano don Nazzareno Gaspari celebrerà un’altra messa nella chiesa che si trova all’area Sae del villaggio di Pescara, sempre nelle Marche. 

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