«Basta insulti sessisti su Facebook» Le vigilesse di Terni portano gli haters in tribunale

«Basta insulti sessisti su Facebook» Le vigilesse di Terni portano gli haters in tribunale
di Vanna Ugolini
Domenica 26 Maggio 2019, 08:20 - Ultimo agg. 09:40
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Tutto era partito da una multa fatta a un automobilista che era stata ritenuta ingiusta. A farla era stata una vigilessa di Terni e il multato  non l'aveva gradita per niente. Al punto tale da raccontare il suo malumore su facebook. Era bastato questo per scatenare una vera e propria campagna social contro le vigilesse di Terni.  Parole grosse, post al veleno e poi a valanga, una lunga serie di insulti e violenze verbali a sfondo sessista.

«Altro che multe, bisognerebbe farle questo..» scriveva un autonomolista solidale col multato. «Certo, le starebbe bene anche quest'altro...» ribatteva un altro che, probabilmente era stato anche lui sorpreso con l'auto in divieto di sosta. Una valanga sempre più violenta e volgare al punto che le vigilesse di Terni hanno deciso di dire basta e di denunciare gli odiatori social. Buona l'intenzione di fermare le volgarità e le offese ma impresa non facile per almeno due motivi: intanto risalire a chi effettivamente stava dietro ai profili incriminati.

In secondo luogo, dato che non era chiara la circostanza in cui era stata fatta la super multa, non era nemmeno chiaro chi fosse l'autrice materiale e, quindi, la vittima nel mirino degli haters. «In effetti con questo procedimento si è aperto un fronte nuovo per le diffamazioni in rete - spiega l'avvocato Massimo Proietti che difende le vigilesse ternane - perchè non era stato individuato un soggetto ma un gruppo.La difficoltà era individuare i soggetti passivi. Dal macrogruppo dei vigili urbani di Terni abbiamo identificare le vigilesse che hanno il compito di controllare il traffico, che sono tredici. Così tutte hanno presentato la denuncia perchè si sono ritenute parimenti colpite: siamo di fronte quindi ad un caso di diffamazione di genere». Individuare chi fossero gli haters, invece, è stato più facile: cinque profili, infatti, erano veri. I nomi, - ha potuto stabilire la polizia postale che ha condotto le indagini - corrispondevano infatti a ternani in carne e ossa (e automobile).  «Abbiamo quindi sporto querela contro i soggetti già individuati». 

Così il tribunale di Terni ha rinviato a giudizio i cinque odiatori. E pochi giorni fa c'è stata la prima udienza. «Abbiamo chiesto la costituzione di parte civile di tutte e tredici le vigilesse. E' un caso particolare, quindi il giudice si è riservato di decidere il 2 di dicembre, ma abbiamo fiducia che la richiesta verrà accolta». E se i cinque haters saranno condannati «ho già avuto contatti dal Comune di Roma: anche lì questi episodi si verificano spesso». 
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