Le denunce
I giudici di Strasburgo stabilirono all'epoca che, nonostante le ripetute denunce della signora Talpis, le autorità non avevano preso le misure necessarie a proteggerla dalla violenza del marito e che questo aveva favorito un aumento dell'aggressività sfociato nel tentato omicidio della donna e nell'omicidio del figlio. Nella decisione resa nota oggi, il comitato dei ministri, pur esprimendo «soddisfazione per gli sforzi continui delle autorità, che dimostrano la volontà di prevenire e combattere la violenza domestica e la discriminazione di genere», chiedono al governo di attuare una serie di misure e fornire entro marzo informazioni su quanto fatto ma anche dati statistici. E a proposito di dati non si può non ricordare il record di denunce di violenza domestica sotto il lockdown arrivate al 1522, il numero di pubblica utilità per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking. Dal primo marzo al 16 aprile 2020, infatti, le telefonate valide al 1522 sono state 5.031, addirittura il 73% in più dello stesso periodo del 2019. Le donne vittime che hanno chiesto aiuto, inoltre, sono state il 59% in più. Dati allarmanti a cui sta cercando di dare una risposta il Codice Rosso, approvato nel 2019 che prevede, tra le altre cose, che la vittima verrà sentita dai pm entro tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato; pene da 6 a 12 anni in caso di violenza sessuale che diventano 14 se il reato è commesso su un minore; da un anno a un anno e sei mesi per il reato di stalking e dai tre ai sette anni per maltrattamenti in famiglia.Oggi Strasburgo chiede che l'Italia «crei rapidamente un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione e fornisca anche dati statistici sul numero di domande ricevute, i tempi medi di risposta delle autorità, il numero di ordini effettivamente attuati». Inoltre il governo dovrà fornire informazioni sulle misure prese, o che intende prendere, per garantire che le autorità competenti attuino una valutazione e gestione adeguata e effettiva dei rischi legati al ripetersi e aggravarsi degli atti di violenza domestica e quindi dei bisogni di protezione delle vittime.