“About Time: Fashion and Duration”, la moda sfida il tempo in una mostra per i 150 anni del Met di New York

The Metropolitan Museum of Art_ Gallery view della Sala dell'orologio_ credits Courtesy of Met Press Office
The Metropolitan Museum of Art_ Gallery view della Sala dell'orologio_ credits Courtesy of Met Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
Mercoledì 28 Ottobre 2020, 16:11 - Ultimo agg. 16:12
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Un fantasma, l’Orlando "testimonial" della fluidità di genere e protagonista del romanzo di Virginia Woolf, è la voce narrante che prende per mano il visitatore in un viaggio di moda, iniziato nel 1870 fino ad oggi, interpretando le parole della scrittrice britannica per il 150esimo anniversario del Metropolitan Museum of Art di New York (Met). Dal 29 ottobre 2020 al 7 febbraio 2021, la mostra del Costume Institute “About Time: Fashion and Duration” declina sugli abiti delle più prestigiose maison internazionali il concetto di linea temporale racchiuso nella “durée” teorizzata dal filosofo Henri Bergson. L’idea di continuità del tempo attraversa l'Haute Couture in un'incantevole fusione tra passato, presente e futuro.

IL CONCETTO DI "TEMPO" NELLA MODA

L’esposizione, resa possibile da Louis Vuitton e  Condé Nast, con il supporto di Michael Braun, John e Amy Griffin, Nancy C. e Richard R. Rogers della Natasha and Adar Poonawalla Foundation, e dal Laura and Raymond Johnson Fund, esamina la natura effimera del fashion, ricorrendo a flashback e proiezioni avanguardiste per svelare come lo stesso può essere contemporaneamente “lineare e ciclico", secondo Max Hollein, direttore del Met, cosicché «il risultato è uno spettacolo in un continuum sfumato della moda nei 150 anni di storia del Museo». Il percorso espositivo vanta la curatela di Andrew Bolton, con l’ausilio di Amanda Garfinkel, assistente del curatore, e Jan Reeder, consulente curatoriale. Wendy Yu, responsabile del Costume Institute, ha dichiarato che «la moda è indelebilmente legata al tempo. Non solo ne riflette e rappresenta lo spirito, ma muta e si sviluppa seguendolo, fungendo da lancetta particolarmente sensibile e precisa.

Tramite una serialità cronologica, la mostra utilizza il concetto di durata per analizzare i momenti più importanti e le iconiche svolte temporali della storia del costume».

 

L’ALLESTIMENTO SITE SPECIFIC

L'artista e scenografo Es Devlin, celebre per le sue sculture e gli ambienti performativi che mescolano giochi di luce, musica e linguaggi, ha progettato l'allestimento site specific con il dipartimento di design del Met. Due gallerie adiacenti pensate come enormi quadranti di un orologio girano attorno al principio dei 60 minuti. In ogni “minuto” si trovano un paio di creazioni, definite dalla lavorazione primaria, ovvero la loro natura lineare, e quella secondaria, che ne identifica il carattere ciclico. Per illustrare la teaoria della "durata" di Bergson - del passato che convive con il presente - le opere stilistiche di ciascuna coppia di abiti sono collegate mediante forme, materiali, motivi, tecniche o decorazioni. Ad esempio, un abito principesco in faille di seta della fine degli anni '70 del XIX secolo è abbinato ad una gonna "Bumster" di Alexander McQueen del 1995. Un dress in raso di seta nero con ampie maniche della metà degli anni '90 è affiancato ad un ensemble decostruito di Comme des Garçons del 2004. Tutti i pezzi sono total black per enfatizzare i cambiamenti della silhouette, tranne che nella parte conclusiva dell’expo, dove un vestito bianco della collezione Haute Couture primavera-estate 2020 di Viktor & Rolf, realizzato con scampoli di tessuto riciclati in un patchwork, si trasforma nel simbolo di un domani sostenibile, accendendo i riflettori su upcycling ed ecologia.

I DESIGNER IN MOSTRA

Tra i numerosi capi d'archivio esposti, inoltre, quelli di Azzedine Alaïa, Cristóbal Balenciaga, Sarah Burton per Alexander McQueen, Gabrielle Chanel, Christian Dior, Tom Ford per Gucci, John Galliano per Maison Margiela e per il brand omonimo, Jean Paul Gaultier, Nicolas Ghesquière per Louis Vuitton, Hubert de Givenchy, Madame Grès, Iris van Herpen e Marc Jacobs per Perry Ellis (oltre che per il suo marchio e Louis Vuitton), Miuccia Prada. E ancora, in un vortice di volumi, asimmetrie, sperimentazioni tessili e plissé che fluttuano come installazioni d’arte in un universo parallelo, l’estro di Paco Rabanne, Olivier Rousteing per Balmain, Yves Saint Laurent per Dior e la mitica maison francese che porta il suo nome, Elsa Schiaparelli, Raf Simons per Dior e Jil Sander, Viktor Horsting e Rolf Snoeren per Viktor & Rolf, Gianni Versace, Madeleine Vionnet, Vivienne Westwood e Yohji Yamamoto. Presentata nella sala Iris e B. Gerald Cantor di The Met Fifth Avenue, la narrazione storica e modaiola include 125 modelli a partire dal 1870, anno della fondazione del museo newyorkese, molti dei quali provenienti dalla collezione del Costume Institute, comprese le donazioni da parte degli stilisti nell'ambito dell'iniziativa "Collezioni 2020" del Met, in vista del compleanno dello spazio museale.

L’EVENTO CHE SOSTITUISCE IL MET GALA 2020

Se poi il "Costume Institute Benefit 2020", meglio conosciuto come "The Met Gala" e previsto per lo scorso 4 maggio, questa volta non si svolgerà a causa dell’emergenza sanitaria globale, l’evento è la principale fonte di finanziamento annuale dell’Istituto per exhibition, studi, ricerche e acquisizioni. Inoltre, una pubblicazione di Bolton accompagna “About Time: Fashion and Duration” con un racconto inedito di Michael Cunningham, che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa grazie a “The Hours”. Ispirata alla letteratura di Virginia Woolf, in particolare a “Orlando” e “Mrs. Dalloway”, la storia narra un'interna giornata nella vita di una donna che dura 150 anni: un arco di tempo in cui è possibile osservare i cambiamenti di usi e costumi nonché la loro evoluzione. Lo studioso Theodore Martin ha esaminato gli approcci teorici alla temporalità, sottolineando che quest'ultima non va intesa soltanto quale mera sequenza di eventi cronologici. Il catalogo, ideato da Joseph Logan e Anamaria Morris, include originali scatti in bianco e nero del fotografo Nicholas Alan Cope.

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