Anna Wintour, la regina di Vogue compie 70 anni: ispirò "Il Diavolo veste Prada"

Anna Wintour, la regina di Vogue compie 70 anni: ispirò "Il Diavolo veste Prada"
Sabato 2 Novembre 2019, 19:47
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Il tempo passa per tutti, anche per Anna Wintour: il 3 novembre la regina di Vogue compie 70 anni, ed è un momento di bilanci per una «tastemaker», ma anche astuta donna d'affari e una delle giornaliste più potenti del mondo, che ha ispirato Hollywood e resistito al suo posto a dispetto delle turbolenze che mettono in crisi il mondo dell'editoria. Londinese di Hampstead, ma dagli annì 70 negli Usa, Anna è un'icona: iconico il taglio a caschetto, iconici gli occhiali da sole indossati anche in ufficio e l'amicizia con Franca Sozzani cimentata dalle nozze della figlia Bea con Francesco Carrozzini.

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Iconiche le fughe dai party abbandonati dopo solo venti minuti con la sola eccezione di quello del primo lunedì di maggio sul tappeto rosso del Metropolitan Museum. Iconica anche la passione per il tennis (gioca all'alba, prima di andare in ufficio), iconici i «September issues», l'ultimo dei quali, un mattone di 596 pagine, è risultato di un terzo più smilzo rispetto al numero del 2007 apparso nel documentario di R. J. Cutler «The September Issue» di cui lei è protagonista. «Penso che fu mio padre a decidere che dovevo lavorare nella moda», aveva evocato lei in quel film ricordando quando a 15 anni Charles Wintour, direttore di The Evening Standard, le trovò un posto nella boutique Biba. Lei non ne parla e dunque pochi sanno che uno dei suoi primi lavori da fashion editor fu con Viva, una rivista erotica per «donne adulte» creata dall'allora moglie dell'editore di Penthouse Bob Guccione.

 

 


Fu a Viva che Anna per la prima volta potè assumere una segretaria personale, da cui la reputazione di essere una boss esigente e difficile come in «Il Diavolo Veste Prada», il film da lei ispirato con Meryl Streep e Anne Hathaway. Sguardi glaciali, giudizi trancianti e insindacabili. La Wintour è al timone di Vogue dal 1988, dal 2013 direttore artistico di tutti i mensili del gruppo e da quest'estate global content advisor: un nuovo titolo che ha cementato il suo ruolo di protettrice del Dna di Condè Nast dopo la morte dell'editore storico e mecenate Si Newhouse, l'arrivo del nuovo amministratore delegato Roger Lynch, una nuova fase di consolidamento tra operazioni americane e internazionali, e la partenza di Graydon Carter, una delle altre colonne del gruppo, da Vanity Fair.

Attraverso questi cambiamenti, Anna è rimasta una costante, l'incarnazione dell'autorità del gruppo e una difesa contro la crisi del settore (Condè Nast ha perso 120 milioni di dollari nel 2017, l'equivalente dei profitti nel 2003). Se se ne andasse - sono convinti colleghi ed ex colleghi - per il gruppo sarebbe l'inizio della fine. Per una volta, all'appuntamento del compleanno, le voci ricorrenti della pensione sembrano essersi calmate: come per sua maestà britannica, la regina di Vogue resta per ora solidamente sul trono.

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