Sylvio Giardina, il cuore di Roma nella videoinstallazione "Frangiamore"

"Frangiamore"_Ph. Tania Alineri_Courtesy of Sylvio Giardina Press Office
"Frangiamore"_Ph. Tania Alineri_Courtesy of Sylvio Giardina Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
Martedì 15 Settembre 2020, 12:08 - Ultimo agg. 12:11
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I giovani talenti nel calendario ufficiale di Altaroma e tutto il mondo (della Couture) fuori. Se l’archi-designer Sabrina Perserchino fa parlare di sé con l’idea di un trench anti-Covid, lo stilista Sylvio Giardina ha illustrato in Campidoglio, alla presenza della sindaca Virginia Raggi, un progetto filmico d’autore che vuole essere un tributo alla Città Eterna. Una promenade nella Capitale, fra suggestioni felliniane e colori che si declinano nella narrazione visiva ed estetica del couturier attraverso le tonalità a lui care: la purezza e il candore del bianco della collezione "Vertigo", il rosso della passione che brucia come il fuoco sacro dell’arte di "Monocromo" e il nero, quest’ultimo protagonista della sua poetica "Dark Celebration", che ha incantato le passerelle durante la scorsa edizione della kermesse capitolina. Il cortometraggio si chiama “Frangiamore” e, fra nostalgia e ricordi, riprende il cognome della madre di Giardina, sua grande sostenitrice sin dagli inizi di un percorso professionale costellato di successi e di periodi “no”, che però il talento ha saputo tramutare in opportunità. Un album fotografico di ricordi che scorrono come flashback della memoria in un breve romanzo famigliare fatto di frame in movimento. «"Frangiamore" è un omaggio alla città, un ringraziamento a mia madre per avermi sempre sostenuto e incoraggiato anche nei momenti più difficili della mia carriera.
 

 


Non a caso il titolo del corto è il suo cognome. Durante le riprese, quando non era ancora stato deciso come chiamarlo, questa parola mi ritornava di continuo alla mente. “Frangia”, “amore”, “Roma”. Era un susseguirsi di coincidenze e di rimandi alle mie origini. Grazie alla collaborazione di un team di professionisti e al supporto del Comune di Roma, che ci ha aperto location di straordinaria bellezza, ho avuto la possibilità di tradurre in immagini.», spiega Sylvio Giardina, che aggiunge «Il progetto è nato come fashion movie ma, strada facendo, con il regista Riccardo Suriano e il direttore artistico Tania Alineri, si è trasformato in un cortometraggio che sicuramente verrà proposto ai festival internazionali. La visione ci trasporta in un sogno ma si chiude con un cammeo, la mia intervista a due sarte storiche. Ho voluto terminare con un aspetto umano il film e dedicarlo a tutte le figure professionali del settore moda». Cartoline rétro e contemporanea reinterpretazione della sartorialità che non dimentica l’intelligenza artigiana territoriale. Stratificazioni di tulle, sovrapposizioni, fiocchi, virtuosismi: è il colto métissage culturale di linguaggi non convenzionali in un tour ottico che guarda al futuro, leggendolo con la lente del passato e il lessico del presente.

Poi il fascino inconfondibile del savoir faire coniugato a tagli geometrici e volumi architettonici nelle creazioni iconiche che si muovono all'interno del cortile di Palazzo dei Conservatori, passando dalla Scala del Vignola a piazza della Rotonda al Pantheon e a quella del Campidoglio, sino agli esterni di Palazzo Nuovo e Villa Torlonia in un’inedita videoinstallazione per la regia di Riccardo Suriano, direttore della fotografia Piero Perilli. Un’ode e un inno alla famiglia. Non solo carnale, ma fatta di legami forti che si costruiscono nel lavoro. Le première, intervistate nel finale dello short movie, chi quotidianamente opera e svolge la propria attività nella maison romana e affronta con coraggio e determinazione le nuove sfide dettate dall’emergenza sanitaria in un universo, quello dell’alta moda, che ha maggiormente accusato il duro colpo inflitto dal coronavirus. La modella Serena Archetti passeggia nei luoghi cittadini simbolo ritratta dagli scatti della fotografa Tania Alineri con lo styling pensato da Valeria J. Marchetti, hair e make up curati rispettivamente da Alessandro Messina e Antonia Pappalardo.
E l'armonia dell’Urbe, ancora una volta, diventa la magica scenografia in cui gli abiti sono gli attori di un cast autoriale che recita su un set a cielo aperto da custodire con cura.

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