Sylvio Giardina, l’arte dell’Haute Couture in "galleria" a Palazzo Farnese

Sylvio Giardina HC SS 23_credits France en Italie Official Instagram
Sylvio Giardina HC SS 23_credits France en Italie Official Instagram
di Gustavo Marco Cipolla
Domenica 29 Gennaio 2023, 09:42 - Ultimo agg. 09:43
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Abiti che si sfogliano come pagine in una contemporanea narrazione couture. Dieci anni di alta sartoria e lo sguardo rivolto al mondo dell’arte, non solo ispirazione ma pilastro dell’estetica stilistica del designer Sylvio Giardina, una delle più rappresentative espressioni della moda capitolina.

L'arte del ricamo come metafora tra realtà e mito

Ricami che diventano figure retoriche da leggere e interpretare sui preziosi tessuti, metafore visive che fondono mito, realtà, sogno e rinascita dopo l’emergenza pandemica. L’Ambasciata di Francia a Roma ospita, sullo sfondo della suggestiva scenografia di Palazzo Farnese, il progetto performativo /gal-le-rì-a/ del couturier, che tramite un’installazione site-specific svela la collezione primavera-estate 2023. Savoir faire artigiano, tecnica modellistica, incastri e giochi materici sperimentali attraversano la Sala dell’Ercole Farnese, la Galleria di Murano fino all'iconica dei Carracci: una sofisticata conversazione creativa tra métiers d’art e made in Italy in cui l’estro francese e quello tipicamente italiano si mescolano e sono indistinguibili. Un tributo ad alcuni dei saloni più emblematici all’interno delle meravigliose architetture che simboleggiano il legame indissolubile e la connessione fra la Ville Lumière e la Città Eterna.

L'intervento installativo e il lavoro sartoriale 

Contrasti, volumi, pregiate texture in un percorso che è il coronamento  professionale in occasione del decennale della maison. Riti, gestualità, ricordi si trasformano nell’esaltazione della manualità da vedere, toccare, indossare.

Video e interventi installativi caratterizzano l’originale promenade che consente di viaggiare nella memoria, spaziando nei precedenti progetti artistici “Crochet de Luneville”, “Vertigo” e “Frangiamore”. Due grandi telai in legno, realizzati dalla falegnameria sociale “K_Alma” che si occupa di formazione e inclusione per migranti, richiedenti asilo e persone economicamente fragili, uniscono dimensioni diverse: l’atmosfera mitica  e meditativa si fa fisica e materiale, il singolare itinerario si apre e si chiude mostrando il meticoloso lavoro di dieci ricamatrici allieve dell’Accademia Koefia.

 



Il luogo dialoga con l'alta moda 

«Il soffitto ligneo michelangiolesco della Sala dell’Ercole, con il suo incastro geometrico aureo di cassettoni, si riflette in un telaio sospeso come una ragnatela, dove il tempo rallenta il suo ritmo in quello dei gesti delle due ricamatrici. Punto dopo punto le cosmogonie dell'infinito si traducono in gocce d'acqua. Palazzo Farnese con le sue proporzioni perfette, manifestazione dell'intelletto come centro dell'universo nella visione umanista, provoca una riflessione sul rapporto con la natura, un ritorno a quella dimensione universale in cui l’uomo è parte del cosmo e della biosfera», spiega Alessio de’Navasques, curatore progettuale dell’evento nato con il sostegno di Archeometra e la collaborazione di Filippo Temperini insieme a Tania Alineri.

La collezione e la tecnica del "non-finito"

Sei le creazioni esposte nella Galleria di Murano. Nuance verde acqua, salvia, avorio, argilla e nude lasciano il passo al rosa quarzo evocando fioriture tenui, senza dimenticare l’intramontabile black and white tra buio e luce. La metamorfosi è anche cromatica, si perfeziona su gazar, duchesse, mikado, tulle impreziositi da cristalli ricamati. Plissé, velature, tagli al vivo e forme curvilinee tratteggiano il riconoscibile ricorso al “non-finito” della lavorazione, ormai marchio di fabbrica del brand apprezzato all’estero, soprattutto in Oriente. Stratificazioni, i gioielli-ampolla sbocciano sui capi dando vita ad una nuova luminosa stagione. Gli affreschi della Galleria dei Carracci evidenziano la storia di un intreccio iconografico e iconologico: l’epilogo è sotto la volta dove è dipinto “Il Trionfo di Bacco e Arianna”. Otto ricamatrici lavorano specularmente all’opera pittorica richiamando il Carme 64 del poeta Catullo, che descrive il telo nuziale di Peleo e Teti. Così «Il ricamo è l’elemento meta-narrativo che dà forma a geometrie e cornici con fili d’oro e semi odorosi, facendo irrompere la magia naturale per dare un nuovo ordine alle cose», aggiunge in conclusione de’Navasques. 
 

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