Zara ripara gli abiti usati, la piattaforma per recuperare i capi (e rivenderli): il test nel Regno Unito

La "seconda vita degli abiti in 3 step": le riparazioni entro 10 giorni lavorativi

Zara lancia piattaforma di riparazioni e resale
Zara lancia piattaforma di riparazioni e resale
di Giulia Soligon
Giovedì 3 Novembre 2022, 14:44 - Ultimo agg. 10 Novembre, 11:44
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Bottone saltato? Ago e filo e il vestito torna nuovo. Niente più sprechi da Zara, marchio leader nella fast fashion, che lancia un progetto pilota per riparare e rivendere i propri capi d'abbigliamento. Una novità sia per l'azienda, da tempo attenta a promuovere un'economia sostenibile e circolare, che per i propri clienti, i quali da oggi potranno recuperare i loro vestiti danneggiati o inutilizzati e, nel caso, rivenderli. Al momento unico soggetto interessato dall'iniziativa sarà il Regno Unito, «ci aiuterà ad avere una panoramica sul mercato reale» ha dichiarato a WWD Paula Ampuero, head of sustainability di Zara, «vedremo come si evolve e come funziona. È una prova».

Tre step per riparare e rivendere

Dare una seconda vita al proprio vestito sarà facilissimo.

Basterà spedirlo online o consegnarlo direttamente in tutti gli store Zara del Regno Unito e, pagando una commissione per il servizio, sarà riparato e reso entro dieci giorni lavorativi.

Non è ancora tutto. Oltre alla riparazione il cliente potrà rivendere i propri abiti attraverso una piattaforma di resale. Scansionando il cartellino o il codice a barre presente all'interno del capo, Zara invierà automaticamente le proprie foto e i dati relativi alla composizione dell'indumento. Qualora lo desideri, poi, il venditore potrà integrare le informazioni con dettagli o foto. Un servizio gratuito per i rivenditori, mentre chi acquista dovrà pagare una commissione di una sterlina, più un costo del 5%.

Il brand spagnolo presente anche nella moda solidale

Al via anche una collaborazione con la Croce Rossa inglese, con la quale il brand spagnolo dialogherà per ampliare il suo programma di donazione dei vestiti tramite delle ceste di deposito, che saranno posizionate all'interno degli store. In questo caso saranno accettati capi d'abbigliamento da qualsiasi marchio.

«Stiamo chiedendo loro (ai clienti) di trovare canali affidabili per i capi che non possono utilizzare, ma nulla andrà in discarica» assicura Ampuero. Un trampolino di prova, dunque, per il programma di riciclo e riparazione, che potrebbe non tra molto estendersi anche negli altri Paesi.

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