Valentino, l'alta moda a Cinecittà: «I nuovi sogni ripartono da Roma»

Valentino, l'alta moda a Cinecittà: «Roma al centro, i nuovi sogni ripartono da Roma»
Valentino, l'alta moda a Cinecittà: «Roma al centro, i nuovi sogni ripartono da Roma»
di Anna Franco
Mercoledì 22 Luglio 2020, 08:20 - Ultimo agg. 13:08
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L'haute couture, quella vera, quella di Valentino, torna a essere protagonista a Roma, dove l'atelier ha la sua sede storica, con una parabola che celebra la magia nata dalle capaci mani della sartoria romana ed emigra da Parigi per la stagione più difficile della moda. Il luogo è il teatro 10 degli studi di Cinecittà, «che è la fabbrica dei sogni italiana», spiega il direttore creativo della maison, Pierpaolo Piccioli, 52 anni, nato e residente a Nettuno, a due passi dalla Capitale.

L'IDEA
La forma scelta per presentare l'alta moda autunno/inverno è un'emozionante performance dal vivo, Of Grace and Light. Un dialogo tra la sapienza e il calore della bottega artigiana e la freddezza digitale del 61enne fotografo britannico Nick Knight. «La sua opera non è uno stratagemma per mostrare gli abiti in periodo di distanziamento - racconta Piccioli, visibilmente commosso - ma ha fatto parte del processo creativo da subito. È servita per mostrare i ricami e le colorazioni impossibili in quarantena, quando la collezione è nata, con gli strumenti più semplici e basilari: matita e foglio. È con quelli che ho varcato i limiti, affidandomi totalmente alla voglia di osare». 

FUORI MISURA
Proprio per questo gli abiti sono fuori misura, lunghi 4 o 5 metri, con 400 metri di rouches e con sottogonne in crinolina che si srotolano «come i bicchieri in plastica dei bambini». Le modelle sono issate su piedistalli o sospese nell'aria, come pensieri che non puoi mai realmente allontanare.
Le creazioni sono piramidi di luce che vanno al di là delle leggi fisiche e della forza di gravità, i tessuti si inerpicano tra corpo e aria e sono un continuo rimbalzo tra fantasia e realtà. Il mondo circense e onirico abbraccia il reale, ma dietro il trucco ci sono persone vere e non maschere, le stesse che operano negli atelier, che soffrono per gli insuccessi, li sfidano e gioiscono per un taglio a vivo.
«Una visione quotidiana del sogno, possibile a tutti chiudendo gli occhi e non una favola, lontana nei tempi e nello spazio». Per rendere il progetto più tangibile, Piccioli ha scelto i pixel di Knight, a volte volutamente imperfetti per sublimare ancor più la manualità e la natura proiettata sugli abiti e affidata ai quattro elementi di terra, acqua, aria e fuoco.
Il bianco è purezza e mette a nudo: richiede la perfezione, senza che sfoci nel tecnicismo. Quindici abiti che si stagliano sullo sfondo nero. Il drappeggio in organza del vestito senza maniche diventa un nuovo tessuto, la cappa è ricoperta di volant, così come l'abito bustier di tulle.

PERIODO ESTREMO
«È stata una collezione difficile, radicale, lirica e personale, che documenta un periodo estremo, ma soprattutto la reazione a esso. Negli ultimi anni nella moda è contato più il marketing della creatività. Io voglio riportare al centro l'abito e la sua unicità per questo ho scelto il bianco totale, una tabula rasa che spazzi via tutto. Le mie radici estetiche guardano all'Umanesimo italiano, ma di quel periodo vorrei che fosse riscoperta la grazia, che è un modo di essere. C'è un brano della raccolta di Pierpaolo Pasolini, Lettere Luterane, che ha guidato questa alta moda: «Non vogliamo essere subito già così senza sogni». E io voglio rendere il sogno tangibile e ripartire da qui», conclude Pierpaolo Piccioli. E dalla Capitale va oltre il cielo, tra le nuvole di rouches, balze, ali fatte di frange d'argento come capelli d'angelo, saltando su trapezi circensi, che, volteggiando nell'aria tra piume e plissé, rubano un attimo di eternità alla fantasia.
 

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