Suor Laura Vicuna Pereira: «In Amazzonia bambine stuprate e uccise dai cercatori d’oro illegali»

Suor Laura Vicuna Pereira: «In Amazzonia bambine stuprate e uccise dai cercatori d’oro illegali»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 25 Maggio 2022, 15:02 - Ultimo agg. 26 Maggio, 07:20
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L'ultima volta che lo hanno fatto risale alla fine di aprile.

Usano una tecnica piuttosto efficace per terrorizzare gli indigeni: stuprare e uccidere persino le bambine. «In questo modo seminano il panico inducendo le comunità indigene ad abbandonare il territorio sul quale vivono da sempre». Il popolo dei Karipuna, nella Amazzonia brasiliana, assiste impotente alle violenze cicliche, spesso seguite dal rogo dei villaggi. I principali responsabili sono i garimpeiros, i cercatori d’oro illegali che nello stato brasiliano di Rondonia, una regione ricchissima ed estesa quasi quanto l’Italia, estraggono il metallo prezioso nei territori dove vivono comunità ormai a rischio di estinzione. Anche il mese scorso il capo-villaggio dell’etnia Karipuna ha denunciato l’uccisione di una ragazzina di dodici anni, prima rapita e poi violentata per giorni nella foresta e buttata nel fiume. Il corpo lacerato e ferito è stato ripescato. «Sembrava una bambola rotta». Nel silenzio assordante una suora antropologa di origine indigena, Laura Vicuna Pereira, appartenente all’etnia Kariri, ha cominciato a fare conoscere al mondo quello che sta accadendo in quell’area.

MINACCE

Lei stessa è in pericolo, gira con la scorta, ma non si spaventa di fronte alle reiterate minacce di morte. Il mese scorso è arrivata a Roma per sensibilizzare i cardinali del C6, quelli che aiutano Papa Francesco nel governo della Chiesa, chiedendo aiuto. Questa religiosa francescana tenace come l’acciaio e soprattutto senza paura non ha mai arretrato di un passo: «Chi ha la vita, ha paura.

Ma non possiamo essere timidi e permettere che la paura si possa amplificare, perché se “quelli” vedono che li temiamo, diventano più potenti» racconta. Quando parla di “quelli” fa ovviamente riferimento ai gruppi illegali dei cercatori che si muovono impuniti perché sanno che tanto la faranno franca. «La giustizia per loro non arriva mai». E così si accumulano stupri e uccisioni, ogni tanto appaiono su qualche giornale locale, ma è solo una notizia affogata tra le tante che poi finisce nell’oblio: «È sconvolgente la brutalità che si riversa sul popolo Yanomami o sul quello dei Karipuna». La religiosa fa notare che il governo brasiliano conosce nel dettaglio questa piaga legata alle attività minerarie illegali. Uno dei casi più efferati risale agli anni Novanta e ancora se ne parla: il massacro di Haximu, dove un intero villaggio fu sterminato dai minatori. «Si parla di proteggere gli animali, i biomi ma spesso manca l’attenzione agli esseri umani, figli di questa terra, che vedono violati i loro diritti». Suor Laura snocciola nomi, cifre, circostanze. «È una violenza multipla e sistemica. Viviamo sotto minaccia. Sia le popolazioni indigene che i difensori di questi diritti. Essere un difensore dei loro diritti, oggi, significa essere considerato una persona non grata e, soprattutto, essere nel mirino degli uomini armati. Qui in Amazzonia è molto facile togliere la vita a una persona. Quello che è successo a questa bambina Yanomami è il simbolo della banalizzazione della vita qui. Ogni giorno per terrorizzare e indurre gli indigeni a lasciare libere le zone da sottoporre a sfruttamento minerario usano la tecnica delle violenze su donne e bambini». Ci sono casi eclatanti che non ricevono molta attenzione internazionale. «Nel Mato Grosso do Sul, ad esempio, una volta un piccolo aereo ha sorvolato un villaggio spruzzando veleno nell’area dove i bambini stavano giocando. Molti si sono avvelenati, altri hanno riportato seri problemi alla pelle. Naturalmente l’area dopo è stata abbandonata. È un genocidio silenzioso, muto, tragico e quasi nulla di tutto ciò finisce per essere portato all’attenzione della gente». Suor Laura però sa di essere la voce dei “senzavoce” e la sua battaglia non può che continuare. 

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