Il momento è giusto per aumentare ulteriormente l’appeal.
Gli investimenti sono e saranno importanti e la strada intrapresa sembra essere quella corretta. I dati certificano infatti che il calcio femminile è un movimento in continua crescita. Certo grazie all’aiuto economico di Fifa e Uefa (sì, i soldi fanno sicuramente la differenza, come sempre) ma anche grazie alla voglia di immettere risorse da parte dei club: almeno così è in giro per l’Europa, l’Italia resta indietro e in Champions League il divario si sta pagando. All’orizzonte, inoltre, c’è anche l’Europeo in Svizzera che a luglio del 2025 sarà l’unico vero evento sportivo, importante, nel Vecchio Continente: un’occasione per creare ulteriori stimoli pure per merito di una nazionale, quella azzurra, che è molto diversa da quella ammirata negli ultimi anni. Più competitiva. E questo è senza dubbio un fattore trainante.
I FINANZIAMENTI
I soldi, dicevamo. Senza quelli non si cresce e lo sappiamo. E la Uefa sembra averlo capito, lanciando il programma Unstoppable, una nuova strategia per la crescita del calcio femminile: un miliardo di euro da qui al 2030 con l’obiettivo di creare un futuro sostenibile. Cinque i punti cardine del manifesto: resilienza, rispetto, uguaglianza, eccellenza, progresso. Ma perché la voglia di finanziare in maniera così importante questo sport? Perché i dati raccolti indicano una passione in netto rialzo. Al esempio: al momento le calciatrici registrate sono 1,6 milioni, 500mila sono i club amatoriali e 583 le società professionistiche. E ancora: 3.049 calciatrici completamente professionistiche nella stagione 2023-2024 e un aumento del 20% degli investimenti da parte di ogni federazione: 164 milioni di euro. Il target è quello di rendere il calcio lo sport più praticato anche al femminile, sfruttando pure le 16.584 arbitri donne (+104% rispetto al 2019-2020), le 25.921 allenatrici abilitate e le 188 donne che hanno conseguito la qualifica di allenatrici Uefa Pro: in questo caso il segno più davanti alla percentuale è del 63%. Non male.
DOPO IL MONDIALE
Non solo la Uefa. Anche la Fifa da diverso tempo batte su questo tema, rendendolo centrale nel proprio programma: intanto dal 2015 al 2024 sono aumentate le squadre nel ranking. Da 140 a 194. E, grazie al programma di sviluppo sono aumentati anche i campionati giovanili: nel 2019 erano 1.717, adesso sono 4.745. La Fifa ha lanciato nel corso di questi anni 1032 progetti sul calcio femminile che hanno toccato 140 federazioni. E dopo il Mondiale in Australia e Nuova Zelanda, alle squadre che hanno “prestato” le calciatrici alle nazionali sono stati elargiti premi per 11,3 milioni di dollari. Ne hanno beneficiato, in Italia, tantissime società: la Roma (111 mila dollari, decima nel mondo), quella che ha incassato di più. La Juventus subito dietro (100 mila dollari) e il totale messo nero su bianco è di 42 club tricolori che hanno racimolato qualcosa. Questi soldi permettono di muovere il calciomercato. Anche in questo caso le frecce dei grafici sono verso l’alto: nel 2023 ci sono stati 1.888 trasferimenti nel mondo con 6.1 milioni di dollari che sono stati mossi dalle società.
SOCIAL E PUBBLICO
La voglia di vedere il calcio femminile però, arriva anche da un altro fattore: ci sono meno partite che finiscono con un margine di reti ampio. Nell’arco di tempo tra il 2021 e il 2023 erano il 24% le gare che si chiudevano con almeno 6 reti di scarto. Questa percentuale adesso si attesta al 3%, quindi il livello si è alzato e le formazioni materasso sono molte di meno. In Italia, invece, è sotto gli occhi di tutti la volontà della Figc di continuare a investire, anche perché i numeri dei social sono importanti: nella stagione 2023-2024 sono stati creati in media, dal reparto dedicato, 11 contenuti al giorno, per un totale di 4 mila, distribuiti su 5 piattaforme. Instagram è stato il motore trainante. Tutto bello? Beh, diciamo che almeno da noi qualcosa potrebbe migliorare. I diritti tv ogni anno sono un problema e solamente sul gong se li prende Dazn (almeno per i prossimi tre anni la Serie A femminile è coperta). E poi, se all’estero durante le pause per le nazionali le partite (ma anche quelle di Champions League) vengono giocate nello stadio principale di ogni club, in Italia questo non succede o capita raramente. Gli impianti di proprietà scarseggiano e tutto diventa più complicato. Ma ci si arriverà. L’empowerment femminile nel mondo del calcio è ormai una certezza, si devono ora abbattere i soliti stereotipi. Ma l’ascesa è già cominciata.
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