Ilaria Dallatana: «L'impresa di fare tv, istinto e ambizione. Ma desso serve anche fare esperienza in grandi centri anglofoni»

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di Ilaria Ravarino
Mercoledì 21 Luglio 2021, 12:42 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 01:13
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Fondatrice di Blu Yazmine, la casa di produzione di Canzone Segreta, La Caserma e del prossimo programma di Nicola Savino, Ritorno a Scuola, Ilaria Dallatana – parmigiana, classe 1966 – è una delle imprenditrici più accreditate nel panorama televisivo italiano.

Oggi, rispetto a vent’anni fa, le imprenditrici hanno vita più facile?

«C’è più consapevolezza. All’epoca emergere in questo ambiente come donna sembrava quasi impossibile. Io ero giovane e sapevo che dovevo farmi rispettare. Ero molto più aggressiva: adesso ho recuperato una morbidezza che non avevo».

Lo stereotipo vuole che alle donne manchi l’ambizione. Lei è ambiziosa?

«Certo. Per farmi mandare in Spagna sfinii il mio capo di allora, Federico Di Chio: ogni settimana gli chiedevo di partire. Non conoscevo né la Spagna né lo spagnolo, ma sentivo che dovevo farlo. Tornata in Italia, mi hanno messa a lavorare con Giorgio Gori. Là ho capito che per emergere sono necessarie alcune qualità: determinazione, non farsi scoraggiare né accontentarsi, essere ottimiste. E non bisogna avere paura di tirare fuori le unghie».

Quando si è sentita finalmente accreditata?

«Forse quando, con Giorgio Gori e Francesca Canetta, abbiamo fondato Magnolia. D’un tratto non facevamo più parte di un sistema: eravamo noi, il sistema. Eravamo quattro gatti con una gran paura ma tanta determinazione. Quando mi hanno proposto di diventare amministratore delegato, sapevo cosa significava prendere il posto di Gori. Mi sono tremate le gambe. Ma non potevo dire di no proprio per via dell’ambizione: ho cercato di imporre il mio stile. Due persone mi hanno aiutato in quel momento: Angelo Teodoli, allora direttore di Rai 2, e il direttore dell’intrattenimento Giancarlo Leone».

Essere considerata “amica di Gori” l’ha aiutata o danneggiata?

«Mi ha dato fastidio solo una volta, quando alla presentazione dei palinsesti Rai un giornalista mi chiese se li avessi preparati con lui, supponendo che non ci riuscissi da sola. Ma per me Gori è un amico e un fratello: ci siamo conosciuti sul lavoro nel 1997 ed è subito nata un’intesa unica. Se oggi mollasse la politica e mi dicesse “andiamo a coltivare canne di bambù in Africa”, io ci penserei».

Da prima direttrice di rete donna, cosa pensa di Marinella Soldi alla presidenza Rai?

«Non credo che si debba scegliere una donna solo perché donna, ma nel caso di Soldi il suo è il profilo giusto. Sono molto contenta. Ha un’esperienza a tutto tondo, che può funzionare anche in grandi sistemi. È una presidente di livello, con una grande esperienza nel mondo dei media».

Perché è andata via così presto da Rai 2?

«Avevo un contratto di tre anni. Mi ero trovata bene con il nuovo direttore generale, Mario Orfeo, che mi chiedeva di rimanere. Ci ho pensato tanto. Sono andata via con dispiacere, era una bella Rai 2. Ma di lì a poco ci sarebbero state le elezioni, e volevo continuare a tenermi fuori da qualsiasi gioco. Non so se ho fatto bene o male. Ho scelto di pancia».

Come si sente a sedersi a tavoli di soli uomini?

«Motivata, istintivamente più determinata a farmi valere. Mi è capitato di dire: “Vi rendete conto che siete tutti uomini, e la televisione è un mezzo guardato dalle donne? Qualcosa non va”. Mi innervosiva di più, agli inizi, salire la mattina sull’aereo Roma-Milano e trovarci dentro soli uomini. Tutti maschi, tutti vestiti uguali. Qualcuno non si era nemmeno fatto la doccia. Insopportabile».

Cosa serve oggi per fare la differenza nel campo dei media?

«Credo sia indispensabile fare esperienza in gruppi di lavori grandi, ma anglocentrici. Non c’è esperienza in Francia o Spagna che conti altrettanto. Si tratta di un passaggio indispensabile, per chi voglia avere una carriera extra confine di un certo livello, che a me è mancato».

Di quale avventura è più orgogliosa?

«Di Blu Yazmine, nata come una scommessa durante il lockdown. Stare in casa senza far niente mi metteva ansia. Ho sondato il terreno, ho chiamato amici all’estero che avevano dei format. E così ho trascinato Francesca Canetta. Ci siamo dette: “Ci prendiamo un anno e vediamo”».

E com’è andata?

«Straordinariamente bene. Da aprile abbiamo anche un ufficio tutto nuovo a Milano. In un anno – da giugno 2020 a giugno 2021 – abbiamo collocato circa mille persone».

Con chi lavorate?

«Con tutti. Con Rai ma anche con Mediaset, per cui abbiamo preparato per Italia 1 Ritorno a Scuola. Lavoriamo molto con Discovery: abbiamo il programma con Katia Follesa, D’amore e d’accordo, e un altro per il Nove, Cash or Trash. Stiamo portando avanti un progetto con Sky per il 2022, di cui non posso dire nulla, e abbiamo avviato conversazioni con Netflix e Amazon».

Il programma del cuore?

«Forse Canzone Segreta. Il format originale francese ha una struttura più leggera perché va in onda ogni due mesi. Può essere migliorato: confido in una seconda stagione nel 2022, con alcune sorprese».

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