Ricomincio da me. A Napoli la "Società per amore" di Anna Di Biase:
la solidarietà viaggia in chat

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di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 27 Gennaio 2021, 16:35 - Ultimo agg. 12 Maggio, 15:11
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Spa, ovvero: Società per amore. L’ha fondata Anna Di Biase, per tutti Annarè, 59 anni, napoletana, tenace e determinata, che della solidarietà – e dell’arte preziosa di aiutare chi ha bisogno – ha fatto una straordinaria ragione di vita. Insieme con un gruppo di amici, affiatato e sempre pronto a mettersi al servizio degli altri, Annarè la conoscono molto bene anche i medici del Bambin Gesù di Roma dove, almeno due volte l’anno, arriva carica di pacchi e pacchetti da distribuire ai piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico romano. «Una mano lava l’altra – dice col sorriso – io porto doni e allegria. E loro curano i “miei” bimbi ammalati».

I BLITZ

È pronta a ripartire, la Società per amore, benché non si sia mai fermata, ma è chiaro che la pandemia ha rallentato una serie di attività che la Spa intende rimettere in campo. Dalle visite nei reparti oncologici al doposcuola nei rioni a rischio, dai blitz nelle carceri a quelli negli ospizi dove, ogni volta che arriva la banda di Annarè, è festa per tutti: si mangia (bene) e poi si canta, si balla e si gioca pure a carte. «Qui a Napoli è un’emergenza continua – racconta – Se il Covid ci ha fermato in alcune attività, altre invece sono diventate più impegnative».

Già, perché la Spa si occupa anche dell’assistenza ai clochard, quelli che vivono per strada, dalla Stazione centrale ai portici di Chiaia: «Quasi ogni sera andiamo in giro a distribuire cibo e coperte. Ormai i poveri dormono ovunque e con il freddo che fa un bicchiere di latte caldo è fondamentale. Il Covid ha ridotto il numero delle associazioni che si occupavano di loro e noi abbiamo scelto di raddoppiare i turni. Poi le mense...». Sì, le mense dei poveri: un servizio grazie al quale centinaia di persone riescono a garantirsi almeno un pranzo al giorno.

IL GRUPPO WHATSAPP

Ed è qui – sulla necessità di preparare una incredibile quantità di pasti ogni settimana – che la Di Biase ha tirato fuori tutto il suo ingegno che, con tre lettere, può concretizzarsi così: “Cpa”. «Chat per amore – spiega subito – La mia vera forza. Si tratta di un “gruppo” che ho formato su WhatsApp, a farne parte sono più di cento persone ma ne aggiungo continuamente. Chi sono? C’è di tutto. Dall’imprenditrice all’assessore, dalla manager alla commessa, dal sacerdote all’ingegnere. Un bel fritto misto, insomma». Ed ecco come funziona quello che Di Biase definisce il pronto soccorso della solidarietà. «Mi spiego con un esempio. Ogni martedì c’è la mensa nella chiesa di San Pasquale, qualche giorno prima scrivo nel gruppo menu e ingredienti. In dieci minuti è tutto risolto. Fanno a gara per darmi una mano». Già pronto quello della prossima settimana: «Pasta e zucca, straccetti di pollo, patate prezzemolate, acqua, banane e dolci». Che al supermercato vuol dire: «Dieci chili di pasta mista, dodici chili di zucca, dieci chili di patate, ottanta fettine di petto di pollo, un chilo di grana grattugiato, ottanta bottigliette di acqua, ottanta banane, oltre a piatti, bicchieri, posate e tovaglioli, ovviamente usa e getta». Una spesa impegnativa, richiesta almeno una volta alla settimana, e che però non spaventa nessuno: «A me basta solo scrivere ciò che serve, il resto lo fanno loro. Comprano e consegnano direttamente in chiesa dove poi allestiamo i tavoli». C’è un’altra caratteristica che rende la Società per amore piuttosto unica nel suo genere: non si accettano soldi, neanche un centesimo. Chi vuole collaborare, si informa su ciò che può servire e compra, ma niente offerte o, peggio, bonifici. E la chat torna a essere uno strumento prezioso: «C’è un neonato senza culla e biancheria? Serve pure il latte in polvere? I pannolini e gli omogeneizzati? Scrivo nel gruppo e subito spunta chi compra tutto. Devo riempire le calze della befana per i piccoli del Bambin Gesù? Scrivo nel gruppo e arrivano chili di dolciumi. Non dico sciocchezze: pochi minuti e arriva la notifica “Annarè, ci penso io. Dove lo consegno?”. Mi dicono che sono una macchina da guerra, ma carica d’amore».

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