11 settembre nella cultura pop tra zombie, supereroi e deserto

Zombi, supereroi e deserto: l'11 settembre nella cultura pop
Zombi, supereroi e deserto: l'11 settembre nella cultura pop
Sabato 11 Settembre 2021, 08:53 - Ultimo agg. 12 Settembre, 11:16
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Uomini coperti di polvere. Torri che si sbriciolano. Il deserto, le spie, gli eroi umani e quelli sovrumani. «Niente sarà più uguale dopo i fatti di New York», dice Tony Stark, volto umano del supereroe Iron Man, in Iron Man 3 del 2013. Non si riferisce alle Torri Gemelle, ma il pubblico capisce al volo il riferimento: nemmeno i supereroi sarebbero stati gli stessi, se le Torri non fossero cadute. Niente come la cultura popolare degli ultimi vent’anni, infatti, è stato specchio fedele della reazione che il mondo occidentale ha avuto nei confronti dell’11 settembre: negazione, depressione, accettazione.

11 settembre, la reazione/La grande paura che ha reso più forti tutti noi

Il tentativo del cinema 

La rimozione, immediata, si è esercitata innanzitutto al cinema, attraverso la censura delle immagini di guerra e distruzione, le stesse che negli anni Novanta avevano fatto la fortuna di film come Independence Day e Armageddon: il primo a trovare il coraggio di tornare a uno scenario apocalittico è, nel 2005, Steven Spielberg con La guerra dei mondi, in cui il nemico è alieno ma le conseguenze della distruzione molto umane.

Si tratta della prima pellicola a incorporare l’immagine diventata simbolica dei corpi delle vittime coperte di polvere (ad incarnarla, qui, è Tom Cruise): immagine più ricevibile di quella, altrettanto iconica ma più brutale, del falling man, l’uomo che cade nel vuoto immortalato da Richard Drew, diventato la fotografia simbolo della tragedia. Il terrorismo, che nei film anni Novanta è ancora di matrice russa (Air Force One, Die Hard), diventa a partire dall’11 settembre quasi regolarmente terrorismo islamico, con l’ambientazione dei film d’azione, delle serie tv e dei romanzi spostata in Medio Oriente. Anche lo spionaggio torna al centro della narrazione seriale, come nei “casi” di 24 e Homeland. Un terrorismo che da allora (e fino ad oggi) si fa tabù, un tema su cui non si può scherzare: celebre il caso della serie Friends, il cui episodio The One Where Rachel Tells Ross, scritto prima degli attentati, viene censurato perché uno dei personaggi scherza sui kamikaze.

L'elaborazione del lutto

Consumata attraverso la fuga in mondi lontani e confortanti, quelli della fantasia e dei prodotti per famiglie, l’elaborazione del lutto dell’11 settembre fa la fortuna delle grandi saghe, da I pirati dei Caraibi a Harry Potter fino a Il signore degli anelli, mentre la televisione mette in scena la paranoia con serie come Lost e Six Feet Under - prima che gli zombi di The Walking Dead arrivino a raccontare, con potenza iconica, il concetto del male che si insinua nella vita ordinaria. Ma sono i supereroi a ergersi a paladini del ritorno alla normalità: quando Marvel presenta la sua versione degli attacchi lo fa per la prima volta in un fumetto, Spider-Man Vol. 2, numero 36, presentando la tragedia come qualcosa che riunisce non solo gli eroi, ma anche i cattivi (piange persino il dottor Destino). Dallo Spider Man eroe del 2014 al grande ritorno di Capitan America con il suo scudo, da Bruce Wayne che vede crollare la Wayne Tower in Batman v Superman, il trionfo dei supereroi - che si tratti di civili dotati di superpoteri, di superuomini con debolezze mortali, o di uomini i normali in situazioni straordinarie - si rende necessario in un mondo che ha perso le proprie certezze, ma desidera disperatamente mettersi in scena per comprendersi meglio.  

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